L’Italia sembra proprio non riuscire a risolvere il problema dei livelli elevati di polveri sottili (PM10), che rappresentano un grave rischio per la salute pubblica.
Ed è per questo che la Commissione Europea ha esortato il nostro Paese ad adottare azioni appropriate contro l’emissione di PM10, al fine di garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica.
Si tratta di un ultimo avvertimento riguardante il valore limite giornaliero di qualità dell’aria in tutto il territorio italiano in cui, dal 1° gennaio 2005, data dell’entrata in vigore dei valori limite giornalieri di polveri sottili in sospensione (PM10), si sono registrati dei superamenti.
Le regioni interessate sono: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. L’avvertimento si riferisce inoltre ai superamenti del valore limite annuale in 9 zone: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio).
Già una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (cfr. sentenza della Corte di giustizia del 19 dicembre 2012, C-68/11) aveva ritenuto l’Italia responsabile della violazione della legislazione UE pertinente per gli anni 2006 e 2007 e ancora oggi le misure legislative applicate dal governo italiano risultano insufficienti.
In Italia l’inquinamento da PM10 è causato principalmente da emissioni connesse al consumo di energia elettrica e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. I principali danni sulla salute sono asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, che causano un numero di morti premature superiore al numero annuale di decessi per incidenti stradali.
La decisione presa nel mese di aprile, fa seguito a un’ulteriore lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel giugno 2016. Se l’Italia non si attiverà entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.
Il governo Gentiloni ha la possibilità di mettersi in regola prima che la stessa Corte avvii procedure di infrazione per livelli eccessivi di particolato PM10 come ha fatto nei confronti di 16 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) e in due di questi casi (Bulgaria e Polonia) è finanche stata adita la Corte di giustizia dell’Unione europea.
La Commissione ha inoltre intrapreso un’azione legale riguardante l’NO2 nei confronti di 12 Stati membri, attualmente oggetto di procedure d’infrazione, segnatamente l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Francia, la Germania, l’Italia, la Polonia, il Portogallo, il Regno Unito, la Repubblica ceca, la Spagna e l’Ungheria.