Il 26 marzo, i Paesi membri hanno accolto la proposta della Commissione di semplificare la messa in opera della politica agricola comune riducendo considerevolmente le proprie ambizioni ambientaliste.

 

Sono tempi difficili per i negoziati del quadro giuridico 2023-2027 della politica agricola comune (PAC) che oggi rappresenta un terzo del budget dell’UE, pari a 58 miliardi di euro all’anno. 

Con l’avvicinarsi delle elezioni di giugno e con un’ondata di proteste da parte degli agricoltori senza precedenti, la Commissione ha proposto infatti un piano per alleggerire drasticamente i vincoli amministrativi e ambientali imposti loro negli ultimi tempi. La presidente Von der Leyen ha recentemente dichiarato che, dietro la revisione operata dai commissari, c’è l’intento di “mandare un messaggio chiaro secondo il quale la Politica agricola si adatta alle realtà mutevoli, ma restando sempre centrata sulla priorità essenziale che sono la protezione dell’ambiente e l’adattamento al cambiamento climatico”. 

Non tutti gli osservatori però sono concordi con questa lettura.

 

La parola chiave è autonomia

Concretamente, i cambiamenti dibattuti e proposti dalla Commissione il 15 marzo e accettati dal Consiglio il 26 riguardano la volontà di introdurre una disposizione generale che permetta agli Stati membri di accordare deroghe momentanee e mirate in caso di catastrofi naturali. Decade poi l’obbligo per i contadini di mettere a riposo il 4% dei loro terreni con la possibilità di scegliere, su base volontaria, se mantenere una parte dei loro seminativi non produttivi o di incentivare l’introduzione di nuovi elementi paesaggistici come siepi e alberi.

Riguardo alla culture, gli Stati membri invece potranno utilizzare la metodologia della diversificazione come alternativa alla rotazione. La differenza tra le due è importante: mentre la rotazione riguarda tutto il suolo in uso e permette il miglioramento della fertilità specifica dei suoli e di lottare contro gli attacchi parassitari, la diversificazione  si misura al livello di aziendale e permetterebbe di “tralasciare” alcuni terreni. Ancora una volta quindi maggiore flessibilità e un ridimensionamento delle priorità ambientali.

Da ultimo – si legge nei rapporti ufficiali – la Commissione propone di esentare le piccole aziende agricole (con meno di 10 ettari) dai controlli e dalle sanzioni connesse al rispetto dei requisiti di condizionalità. Ciò ridurrà notevolmente gli oneri amministrativi per i piccoli agricoltori che rappresentano il 65 % dei beneficiari della PAC ma, al contempo, si allargano allentano le maglie della vigilanza sull’effettiva sostenibilità delle pratiche.

 

L’annosa questione del reddito

La Commissione vuole intervenire anche in materia salariale tramite “il rinforzo della posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento alimentare” riconoscendo però che “per garantire maggiore equità e proteggere gli agricoltori contro le pratiche commerciali sleali […] resta ancora tanto da fare […] a breve e a medio termine”.

A breve termine, in particolare, l’esecutivo dell’Unione ha promesso la creazione, in estate, di un “osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali” nel settore agroalimentare. Sarà composto dai rappresentanti di tutti i settori della catena di approvvigionamento alimentare e dai rappresentanti degli Stati membri e della Commissione e “rinforzerà la trasparenza dei costi e dei margini nella catena, rendendo i dati pubblici e scambiando informazioni in grado di rafforzare la fiducia tra le parti interessate e stabilire una diagnosi comune della situazione”.

 

Quanto conta davvero la PAC

Nata nel 1962 per assicurare la sovranità alimentare dell’Europa, la PAC mette a sistema le politiche comunitarie in materia di agricoltura e si basa sui tre principi:  mercato unico, solidarietà finanziaria e protezione dei prodotti europei. Il suo obiettivo è quindi quello dell’aumento della produttività interna ai confini degli Stati membri. Questo pilastro del diritto comunitario è pertanto regolarmente oggetto di riforme, per adattarsi alla situazione economica. 

Da qui discende però anche l’inevitabile mancanza di unanimità di fronte alle revisioni in materia.

Da un lato c’è chi, come la COPA-COGECA, ha accolto queste decisioni prese sotto il segno dell’alleggerimento burocratico, come importante “passi verso un’agricoltura più flessibile” e materialmente “sostenibile”.

Dall’altro, molti osservatori parlano di un grave autogol per gli obiettivi green. In primis ad esprimersi così sono le organizzazioni ambientaliste. A loro giudizio l’esecutivo europeo “ha ceduto ad un falso discorso che oppone l’ambiente all’agricoltura quando è stato provato che dipendono entrambi l’uno dall’altro”. Nei fatti il ridimensionamento delle richieste UE nei confronti degli agricoltori c’è stato. 

Alcuni analisti, tra cui l’esperta di politiche agricole Aurélie Catallo, considerano questa innanzitutto come una strategia elettorale per prevenire la fuga dell’elettorato verso partiti differenti da quello della presidente in carica. Il tutto in un contesto di forti proteste a ridosso delle elezioni.

Sono d’accordo per la semplificazione, non per lo smantellamento – dice anche Pascal Canfin, presidente della commissione ambiente del Parlamento europeo – far regredire le regole comuni a tutti gli agricoltori mette in discussione la legittimità della PAC come primo budget dell’Unione”.

Sul tema si è espresso anche l’ex-presidente della Corte Costituzionale italiana Giuliano Amato intervenuto durante una rassegna letteraria presso il Centro Europe Direct dell’Università degli Studi Roma Tre: “In televisione guardo quasi solo partite di tennis. Quasi ad ogni game appare uno spot pubblicitario per la salvaguardia delle api e si conclude dicendo: “Invitate i vostri Paesi a togliere i pesticidi, perché i pesticidi, oltre a farvi male, uccidono le api”. Contemporaneamente, basta che si muovano quattro trattori e in tutta Europa il divieto dei pesticidi fa marcia indietro. Ecco, questo fa capire le difficoltà che abbiamo davanti e l’importanza che rimanga ferma nella mente di tutti l’esigenza di tutelare il futuro.

 

Prossimi appuntamenti in agenda

La Commissione scommette però che nonostante tutto, complici le manifestazioni, il Parlamento la segue nei suoi intenti. Scommessa vincente? Lo scopriremo a fine mese. Se infatti la revisione ha già passato il check del Consiglio, manca adesso la voce degli eurodeputati che dovranno validare il testo durante la prossima plenaria in programma dal 22 al 25 aprile.

 

Fonti e approfondimenti

La PAC in sintesi – Commissione europea (europa.eu)