Sul significato dell’8 marzo 2022, una giornata in cui su tutto è preminente la preoccupazione e il dolore per le donne ucraine travolte nelle loro esistenze da una inimmaginabile guerra, interviene anche l’Eurostat con la sua comunicazione sul gap tra i salari orari di donne e uomini (Gender pay gap in the EU down to 13.0% – Products Eurostat News – Eurostat (europa.eu).

Seppure il divario retributivo di genere nell’UE appaia ridotto al 13% e in Italia addirittura limitato al 4,2% (dati 2020) e, ampliando lo spettro temporale, in otto anni, tra il 2012 e il 2020, si sia ridotto dal 16,4% al 13%, il dato è tuttavia riferito alle sole imprese con 10 o più dipendenti, tiene conto del salario orario, ma è un gap che si allarga se si guarda alla retribuzione annua dal momento che spesso le donne lavorano un numero di ore inferiore.

È lo stesso Eurostat a specificare, in una nota alle agenzie, che un divario retributivo di genere inferiore in alcuni Paesi non significa necessariamente che il mercato del lavoro in quel Paese sia più equo per quanto riguarda il genere. Può infatti aversi in Paesi con un tasso di occupazione femminile più basso in cui la maggior parte delle donne con un potenziale di guadagno più elevato (ad esempio con un livello di istruzione migliore) entrano nel mercato del lavoro. Il divario retributivo di genere non corretto varia nell’anno considerato tra gli Stati membri dell’Ue, con le differenze più elevate registrate in Lettonia (22,3%), Estonia (21,1%), Austria (18,9%) e Germania (18,3%). All’altra estremità della scala, le differenze più piccole risultano in Lussemburgo (0,7%), Romania (2,4%), Slovenia (3,1%) e Italia (4,2%).

Nel nostro Paese il gap salariale orario tra uomini e donne si è ridotto infatti come detto dal 6,5% del 2012 al 4,2%, ma resta alta la differenza nel tasso di occupazione: 18,2 punti in meno rispetto agli uomini (48,4 rispetto al 66,6% dei maschi nel 2020). Questo a fronte dei 10,1 punti di differenza in Ue (62% le donne, 72,1% gli uomini). Anche su questo dato ha influito la pandemia: 1,8 punti in meno per il tasso di occupazione delle donne in Italia a fronte di 1,4 punti in meno per gli uomini.  E nel 2020, la differenza nel tasso di occupazione delle donne con o senza figli è stato minore per le donne con livelli di istruzione più elevati.

Un dato a parte quello emerso riguardo alle mamme italiane. Quelle tra i 25 e i 54 anni hanno avuto il livello più basso di occupazione in Ue, inferiore al 60% a fronte del 72% medio nei paesi Ue. Nel 2020 nell’UE il 77% delle donne di età compresa tra 25 e 54 anni senza figli aveva un lavoro e (in Italia poco superiore al 60%). E la maternità incide anche sull’orario di lavoro: circa 1 donna su 4 tra e 25 e i 54 anni con figli (24%) ha avuto un lavoro part-time nel 2020, solo il 16% invece per le donne senza figli.

Non così per gli uomini. I padri nel 2020 hanno avuto il tasso di occupazione part-time più basso (5%) rispetto agli uomini senza figli (7%) e gli uomini senza figli avevano un tasso di occupazione inferiore in Ue (81%) rispetto agli uomini con figli (91%; +9 punti percentuali). Fonte: ANSA.