Un’occasione per parlare di sanità: l’opinione di alcuni gruppi politici europei sul futuro di una sanità comune.

Recentemente, alle porte delle elezioni europee del 6-9 giugno 2024, alcuni gruppi politici europei si sono espressi sul tema della sanità comune, ponendo l’accento sulla volontà di potenziare l’Unione europea della salute, nata a seguito della pandemia da Covid-19. In particolare, il Ppe – Partito popolare europeo – ha dichiarato che «l’Europa deve diventare il laboratorio del mondo, dove si sviluppano i migliori farmaci e trattamenti, dove si formano i migliori medici e infermieri e dove nasce la prossima generazione di pionieri della ricerca medica e dell’innovazione farmaceutica» e che per concretizzare questa prospettiva bisogna «trasformare l’Unione europea della salute in una realtà».

Leggiamo affermazioni simili anche nel manifesto redatto ad hoc dal PSE – Socialisti e Democratici – in vista delle elezioni europee: «Vogliamo un’Unione europea della salute, che gestisca una risposta transfrontaliera alla pandemia e che supporti e rispetti la sanità pubblica a livello nazionale».

Anche il gruppo Renew Europe accolse calorosamente l’Unione europea della salute nel suo nascere nel 2020 e, insieme al Ppe e ai S&D, diede un contributo importante, lo scorso anno, per la nascita di una sottocommissione per la sanità pubblica, all’interno della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza del Parlamento europeo (ENVI). Queste, dunque, sono le priorità dei tre gruppi politici più numerosi all’interno del Parlamento europeo: priorità che ci danno lo spunto per parlare di cosa hanno fatto e stanno ancora facendo le istituzioni europee in tema di sanità pubblica.

 Anche l’UE ha una politica sanitaria?

Come noto, il ruolo dell’UE nella politica sanitaria è complementare alle diverse politiche nazionali: infatti, sono gli Stati membri i responsabili dell’organizzazione dei servizi sanitari e di assistenza medica. Tuttavia, l’Europa non è assente: in questo contesto, che potremmo definire di “affiancamento”, l’UE si pone l’obiettivo di migliorare l’accesso alla sanità dei cittadini, promuovendo la sanità pubblica, di sostenere la modernizzazione e il progresso scientifico, di migliorare l’efficienza dei sistemi nazionali europei e di rafforzare le misure di preparazione e risposta alle minacce per la salute a carattere transfrontaliero.

Forte anche della lezione del COVID-19, l’UE ha adottato misure e provvedimenti in vari settori sanitari: vediamone insieme alcuni.

 Diritti dei pazienti e assistenza sanitaria transfrontaliera

Non molti sanno che i cittadini dell’Unione Europea hanno diritto ad accedere ai servizi di assistenza sanitaria negli Stati membri e di essere rimborsati dal loro Paese di origine: infatti, la TEAM – Tessera europea di assicurazione malattia – garantisce che le cure necessarie siano garantite allo stesso costo delle persone assicurate in quel Paese.

Nell’ottica di una maggiore tutela dei diritti sanitari e di una migliore assistenza sanitaria all’estero, rientra anche il nuovo European Health Data Space, grazie al quale i dati sanitari dei cittadini europei saranno più sicuri e più facilmente accessibili: sarà favorito lo scambio di cartelle cliniche e l’accesso transfrontaliero ai dati, che oggi è molto variabile. Inoltre, è prevista anche la nascita di un’autorità specifica per la sanità digitale, che permetterà un maggiore controllo sulle modalità di utilizzo dei dati nella cura e nella ricerca. Infatti, come annunciato dal Consiglio dell’Unione europea, «l’obiettivo delle nuove norme è consentire a un turista spagnolo di ritirare una ricetta in una farmacia tedesca, oppure permettere ai medici di accedere alle informazioni sanitarie di un paziente belga sottoposto a cure in Italia».

 

Medicinali e dispositivi medici

È invece molto conosciuta l’EMA – Agenzia europea per i medicinali, che dal 1995 si occupa di fare rete tra oltre 40 autorità nazionali di regolazione di farmaci e dispositivi medici. Il suo ruolo è importantissimo se si pensa ai benefici che derivano dagli scambi scientifici, permettendo di controllare la sicurezza, l’efficacia e la qualità dei medicinali. In particolare, sono controllati i medicinali per uso pediatrico, i medicinali orfani per le malattie rare, i medicinali vegetali tradizionali e i vaccini.

Tuttavia, l’opinione pubblica ha espresso nel tempo pareri spesso contrastanti sul ruolo dell’Agenzia e sulle sue sfere di influenza: ad esempio, a seguito di un attacco hacker ai server dell’EMA nel 2021, è stata messa in discussione l’efficacia dei vaccini anti covid-19 oppure, durante un congresso sulle terapie avanzate, tenutosi a Londra lo scorso marzo, è stato richiesto un maggior impegno e investimento dell’EMA in quel settore.

Minacce per la salute a carattere transfrontaliero

A seguito della pandemia da COVID-19, come già accennato, l’UE si è tempestivamente mossa per istituire un serie di normative: il pacchetto dell’Unione europea della salute, per potenziare la sicurezza sanitaria a carattere transfrontaliero, migliorando il monitoraggio, la rapidità di allarme e le misure di preparazione della risposta. Oltre ai già esistenti ECDC – Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – e EMA – Agenzia europea per i medicinali, trova spazio anche HERA, la nuova Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie.

 

Promozione della salute e lotta alle malattie

L’Unione Europea si è mossa fin dai primi anni 2000 sul campo della lotta alle malattie tumorali. In particolare, la prima raccomandazione sullo screening dei tumori risale al 2003, ma negli anni è stata aggiornata fino all’ultima versione del 2022. La Commissione si è data da fare per stilare un vero e proprio piano europeo di lotta contro il cancro, che vada ad occuparsi di tutte le fasi della malattia.

Meno recente, ma comunque fondamentale, è l’impegno dell’UE nella sensibilizzazione dell’uso e abuso di tabacco. La direttiva sui prodotti del tabacco serve per disciplinarne la lavorazione, la presentazione e la vendita. Inoltre, nel 2009, il Consiglio promosse una raccomandazione relativa agli ambienti senza fumo, chiedendo agli Stati membri di proteggere le persone dall’esposizione al fumo di tabacco.

Nel 2023 inoltre il Consiglio si è espresso in materia di resistenza antimicrobica nel settore della salute umana, animale e ambientale. Infatti, proprio lo scorso anno si sentiva parlare molto dell’uso eccessivo di antibiotici e dello smaltimento scorretto dei medicinali, che hanno portato i microbi ad avere una resistenza sempre maggiore ai farmaci. Se pensiamo invece alle vaccinazioni l’UE può fare poco, in quanto l’assetto gestionale resta di competenza degli Stati membri. Tuttavia, l’UE si è sempre mossa a favore del rafforzamento della cooperazione tra tutti gli Stati membri nella lotta contro le malattie prevenibili da vaccino. Nel dicembre 2022 i ministri UE della Salute hanno accolto l’invito del Consiglio a combattere l’esitazione vaccinale e a rafforzare la cooperazione transfrontaliera.

Una considerazione a parte va fatta per le vaccinazioni contro il covid-19. L’Unione, infatti, ha contribuito al finanziamento, allo sviluppo e al reperimento dei vaccini, nonché alla loro diffusione negli Stati membri, poiché ci si trovava in una situazione di emergenza sanitaria. Molto recente è infine l’attenzione posta al tema della salute mentale. Da novembre scorso il Consiglio ha adottato conclusioni sulla salute mentale, invitando gli Stati membri dell’Unione a elaborare piani d’azione o strategie ad hoc, con uno sguardo specifico verso i giovani, i lavoratori precari, le persone con disturbi legati al consumo di droga e con problemi di salute mentale. A tal proposito, per migliorare l’informazione e la sensibilizzazione su questo tema così delicato, l’UE ha istituito la settimana della Salute Mentale che ricorre dal 13 al 19 maggio di ogni anno.

Finanziamenti per la salute: EU4Health

Il nuovo programma dell’UE nel settore sanitario per il periodo 2021-2027 ha il nome di EU4Health. Si tratta di un programma figlio dell’esperienza della pandemia da COVID-19, ma che è capace anche di guardare oltre, concentrandosi sulle azioni a lungo termine. Il programma investe 5,3 miliardi di euro per fornire finanziamenti ai soggetti ammissibili, alle organizzazioni sanitarie e alle ONG dei Paesi dell’Unione o dei paesi terzi associati al programma. Cosa va a finanziare? La promozione e il miglioramento della salute nell’UE, guardando a tutti i temi e ai settori di cui sopra.

 

Limiti e possibilità dell’Unione europea della Salute

Alla luce di tutto questo, la domanda sorge spontanea: l’Europa fa abbastanza per la salute? La risposta va contestualizzata: sì, l’Europa fa tanto, ma nei limiti che le competono. Considerando che la sanità è a carico dei singoli Paesi membri, l’UE può solo avere un ruolo di affiancamento, come sancito dall’articolo 168 (tutela della sanità pubblica) del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.

Sarebbe – a parere di molti – auspicabile però un intervento maggiore dell’UE in ambito sanitario, soprattutto per quanto riguarda tutta la parte di prevenzione delle malattie. A tal proposito, il Parlamento europeo ha dedicato un recente studio sui ‘costi della non-Europa della salute’, stimando che un maggiore intervento dell’UE nella prevenzione dei tumori potrebbe evitare il decesso di più di 100 mila persone ogni anno: spesso, infatti, la prevenzione in alcuni Stati membri è inefficiente, mentre per l’Europa la spesa per l’assistenza sanitaria preventiva sarebbe inferiore rispetto a quella per le cure e la riabilitazione dei pazienti.

Oltre alla prevenzione, lo studio pone l’accento anche sull’assenza di un mercato unico di farmaci, che non garantisce la stessa vendita e lo stesso accesso ai farmaci in tutti i Paesi membri, per non parlare delle tempistiche tra l’approvazione centrale di un medicinale e la sua disponibilità nelle farmacie di un Paese. Oltre alla prevenzione e alla garanzia di accesso ai farmaci, possiamo aggiungere che anche di fronte a nuove sfide, quali la diffusione di una cultura alla salute mentale e una maggiore digitalizzazione sanitaria, per non parlare delle campagne vaccinali o di un accesso migliore e più sicuro alle cure mediche, affidarci all’Unione Europea potrebbe fare la differenza, proprio come sostenuto nei manifesti dei gruppi politici con maggior numero di europarlamentari seduti a Bruxelles e a Strasburgo.

 

Fonti e approfondimenti