La campana delle elezioni francesi ha suonato per l’Italia, che potrebbe andare al voto anche prima di quanto si pensi dopo la velocizzazione impressa dal Capo dello Stato alla legge elettorale. Per questo il ballottaggio alle consultazioni transalpine va seguito con grande attenzione al di qua delle Alpi. Al secondo turno per le presidenziali andranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen, un transfuga del governo Hollande con un partito di centro nato in pochi mesi dal nulla e la leader dei vecchi eredi fascisti di Vichy. Nessuno dei due può essere definito nuovo. Il secondo turno sarà quindi caratterizzato dalle risposte che i candidati all’Eliseo daranno a tre domande, attualissime anche nel Belpaese. Si deve restare nell’Unione e nell’euro oppure uscire? Lo Stato deve intervenire nell’economia? La finanza ha fatto bene o male negli ultimi dieci anni all’occupazione? L’impressione è che non sarà così facile per l’ex dirigente pubblico sovrastare la leader del Front National. Troppi peana dei media, troppo establisment già in tripudio, troppi titoli roboanti sul nuovo corso europeista per non essere quanto meno accorti, ricordando quanto accaduto negli Stati Uniti.  L’impressione è che Marine abbia più chances di quelle che le attribuiscono i mercati e i giornali pensando di influenzare il voto popolare come fu per Hillary Clinton. Macron è un manager lindo, emblema dell’establishment come nessun altro, Ena, Attali, Banca Rothschild, ministero dell’Economia. Ma certo non è il nuovo Kennedy. L’altra è una donna che ha già capito che dovrà fare un miracolo per trovare sette milioni di voti e si sta sbattendo da un’azienda in crisi e un peschereccio per dimostrare a gollisti e indecisi che è lei l’elemento di rottura. In effetti, se si sovrappone la mappa del voto al primo turno in Francia e quella delle aeree a maggiore disoccupazione, non sembrerebbe logico che il risultato finale possa essere davvero 70% a 30% per il leader di En marche come inizialmente preconizzato dai sondaggisti già innamorati dall’uomo nuovo.
Si possono individuare due cartine di tornasole per capire come finirà: cuore e ragione. Annie Ernaux, nel libro Gli anni, tratteggia così il suo paese. ‘’ La distinzione tra i cittadini di ceppo francese, espressione che bastava a spiegar tutto, l’albero, la terra, e i figli dell’immigrazione non cambiava. Quando il Presidente della Repubblica faceva riferimento in un suo discorso al popolo francese era chiaro che intendesse un’entità che non includeva la Fatima, gli Ali e i Boubacar, chi faceva la spesa al reparto halal dei supermercati e che osservava il ramadan. E ancor meno i giovani delle banlieu”. Il romanzo spiega quindi perfettamente la difficoltà che avranno i francesi il prossimo 7 maggio a scegliere tra chi vorrebbe magari fuori dai confini nazionali i più pericolosi tra i 6 milioni di concittadini musulmani (Le Pen) e chi non sa concretamente come arginare il terrorismo islamico (Macron), senza coinvolgere in modo retorico la sopravvivenza o meno dell’Unione.voto francese 2
Diverso è il discorso economico. Come ha ben spiegato Guido Salerno su Milano Finanza, nonostante la Stato francese pesi ancora molto in economia, c’è anche ”l’orgoglio ferito a pesare”. Nel 2016 infatti non solo il passivo commerciale con l’estero nel comparto dei profumi è stato di ben 647 milioni di euro, ma nei confronti della sola Germania ha pesato per 131 milioni. I dati del bilancio pubblico sono anch’essi sconfortanti. La procedura di infrazione per deficit eccessivo è partita nel 2009 e Parigi ancora cincischia con un disavanzo sopra il 3% come se Maastricht fosse scritto per gli altri. Va male anche il debito pubblico, che è aumentato di circa un terzo negli ultimi anni ed è quasi a quota 100%. Certo, c’è ancora un po’ di grandeur perduta. La Francia nonostante tutto, tra il 2007 e il 2017 avrà accumulato una crescita del 9%, mentre l’Italia è andata indietro e la sua borsa vale ancora la metà (la metà) didieci anni fa.
I francesi probabilmente decideranno di mandare all’Eliseo il finanziere Macron, nella speranza che sappia far di conto. Ma chi invece i conti di casa non riesce da tempo a farli tornare potrebbe riservare a tutti delle sorprese.

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