L’Unione europea guarda ancora una volta ai giovani quando parla di volontariato: riuscirà a rilanciare il Corpo europeo di solidarietà? Il settennio 2021-2027 promette bene.

In una raccomandazione pubblicata il 12 gennaio dell’anno scorso si esprimeva la necessità di aggiornare il ruolo del volontariato in Europa, in particolare con uno sguardo sui giovani.  Proviamo a fare il punto a un anno di distanza. 

Giovani volontari: mobilità nell’Unione europea

Questo è il titolo della raccomandazione del gennaio 2023, reperibile per intero nel sito dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione Europea, che va a sostituire l’ultima raccomandazione sul tema risalente al lontano 2008.  Si tratta di una delle iniziative concrete dell’Anno europeo dei giovani 2022 ed è parte del piano di lavoro 2022-2024 per la strategia dell’UE per la gioventù 2019-2027. Nel testo vengono proposte, agli Stati membri e alla Commissione europea, una serie di iniziative, partendo dalla necessità di una migliore e più capillare diffusione dei diritti e delle opportunità che ha chi sceglie di fare volontariato all’interno dell’UE, fino ad arrivare a una serie di proposte concrete, per incoraggiare la creazione di nuove attività mirate e l’inclusione sociale. In particolare, la raccomandazione propone il potenziamento delle reti di volontariato europeo già esistenti: il Corpo europeo di solidarietà e EuroPeers. 

A distanza di un anno, in un comunicato stampa del 10 gennaio 2024, si legge che una delle misure che porterà avanti la Commissione riguarda l’aumento delle «opportunità di volontariato per i giovani per affrontare la transizione verde, integrando l’invito per il 2024 del Corpo europeo di solidarietà nell’ambito di Orizzonte Europa». 

Per chi non lo sapesse, Orizzonte Europa è il programma quadro di ricerca e innovazione dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027 che pone l’attenzione sulle strategie per affrontare la doppia transizione: verde e digitale. 

La proposta di rilanciare il Corpo europeo di solidarietà, e quindi il volontariato in generale, qui pensato in ottica “verde”, è assai interessante soprattutto perché viene presentata in risposta alle «preoccupazioni dei giovani nei principali ambiti politici». Vista l’importanza che gli viene data, è opportuno approfondire su cosa sia e su come funzioni il progetto. 

Come partecipare? 

 Il Corpo europeo di solidarietà è il programma UE che offre ai giovani la possibilità di svolgere attività, nel proprio Paese o in un Paese estero, principalmente legate al mondo del volontariato. Al programma possono aderire tutti i giovani della residente nell’Unione di età compresa tra i 18 e i 30 anni che aderiscono ai principi e ai valori del Corpo, legati infatti alla «promozione di una società giusta ed equa nella quale predominino il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e l’uguaglianza». 

Il programma offre inoltre la possibilità di svolgere tirocini, fare esperienza lavorativa e partecipare a progetti locali di solidarietà e attivarsi tramite forme di volontariato nel settore degli aiuti umanitari con il Corpo volontario europeo di aiuto umanitario. Tuttavia, mentre quest’anno i tirocini e i posti di lavoro possono ancora essere finanziati dal bilancio, in vista del programma 2021-2027 questo aspetto verrà modificato. 

Essere volontario oggi 

Ma nel concreto, come ci si approccia a questo tipo di esperienza? Ecco la testimonianza di Carmen Ciccone, una degli autori della nostra redazione, che ha partecipato a uno dei progetti di volontariato del Corpo europeo di solidarietà (2019-2020). 

Come hai scoperto il Corpo europeo di solidarietà? E cosa ti ha spinto a iscriverti? 

«Io ho sempre avuto il desiderio di fare esperienze all’estero; quindi, mi sono informata negli anni su quali fossero le possibilità per partire e alla fine, alla soglia dei 30 anni, ho pensato che se non avessi provato a partire col Corpo europeo me ne sarei pentita per sempre. E posso dire che è stata l’esperienza che fino ad oggi mi ha arricchita di più e che mi ha portata a capire quale fosse il lavoro giusto per me.» 

In cosa è consistito il progetto a cui hai preso parte? 

«La mia esperienza si è svolta in una fondazione in Spagna, a Valladolid. La Fondazione si occupa soprattutto di migliorare la vita di persone affette da disturbi mentali. Io “lavoravo” nel Dipartimento di Progettazione Europea ma prendevo anche parte ai workshop presso il ‘Centro de dia’, dove ogni giorno vengono proposte svariate attività alle quali gli utenti possono partecipare. Una delle cose che non dimenticherò mai è proprio il contatto con gli utenti: toccare con mano queste realtà è essenziale per affrontare un tema delicatissimo come quello della salute mentale.» 

 Ci sono numerose testimonianze come quella di Carmen: il Corpo europeo di solidarietà è un’esperienza che fa crescere, che arricchisce e che aiuta anche ad orientarsi nel mondo del lavoro. Ma c’è anche il rischio che un’opportunità di questo tipo resti sfuggente, o peggio ancora, sconosciuta. A tal proposito, Carmen ci offre un altro spunto: 

«Credo che ci sia una grande mancanza di “pubblicità” e corretta informazione sul tema. A parte Erasmus + svolto dai più durante gli anni degli studi universitari, quasi non si parla di tutti gli altri programmi e iniziative nel quadro Erasmus che garantiscono formazione o lavoro fuori dall’Italia. È il caso, ad esempio, delle possibilità aperte ai giovani imprenditori che permettono di acquisire esperienze imprenditoriali direttamente sul campo.» 

La domanda a questo punto sorge spontanea: cosa ne pensi di un eventuale rilancio del Corpo europeo di solidarietà per avvicinare i giovani al mondo dell’Unione Europea e ai vari contesti dei Paesi membri? 

«La previsione di un aumento degli importi dei contributi è fondamentale per garantire una maggiore inclusione dei partecipanti. È essenziale dare la possibilità di partire anche a quei giovani che provengono da realtà economicamente svantaggiate o a tutti coloro che non possono contare su un aiuto esterno. Soprattutto se ciò avviene in un programma, quale quello del Corpo europeo di solidarietà, che ha tra i suoi obiettivi quello di avere un impatto positivo sulla società.» 

Come cambierà il sistema  

 Per fortuna le proposte della Commissione sembrano andare proprio in questa direzione. Infatti, nella sintesi del programma per gli anni 2021-2017 si legge che esso «mira a fornire ai giovani, compresi quelli con minori opportunità, occasioni facilmente accessibili di impegnarsi in attività di solidarietà che determinano cambiamenti sociali positivi nell’Unione e oltre, migliorandone e convalidando adeguatamente le competenze e agevolando l’impegno continuo in quanto cittadini attivi.» 

 La dotazione finanziaria per l’attuazione del programma in sette anni è fissata a 1009 milioni di euro, il 94% dei quali è destinato al volontariato e a progetti di solidarietà. Ma non finisce qui. Per fortuna le proposte della Commissione sembrano andare proprio in questa direzione. È in questo contesto previsto un maggiore supporto finanziario che si declinerà ad esempio in forme di sostegno linguistico, visite preparatorie e tutoraggio. L’Unione Europea in definitiva punta in alto con il volontariato e i fondi sono stati già stanziati. Tuttavia resta aperta una questione di peso: saranno le istituzioni capaci di promuovere con opportunità simili con lo stesso successo e capillarità di altre iniziative? 

 

Fonti