Arriva a Ventotene la torcia simbolo di pace e di unione dell’intera Europa
Di Fabio Marino 

La Fiaccola Benedettina ha assunto ormai un significato simbolico che va ben oltre quello religioso originale. Ha viaggiato in Europa in lungo e in largo, da questa e dall’altra parte del Mediterraneo, toccando Berlino, Praga, Bucarest, Strasburgo, Budapest, Madrid, Lisbona, Varsavia, Bruxelles, Vienna, Londra, Mosca, Malta e Gerusalemme; ha attraversato l’Atlantico, per illuminare i terribili fumi di New York dopo gli attentati del 2001. Dal 1992 si fregia, di fatto, della definizione di “Torcia della Pace”, essendo divenuta col tempo un simbolo concreto della volontà di unione dell’intera Europa. L’Idea benedettina nacque nel segno della ricostruzione dalle macerie soprattutto culturali che affliggevano l’Europa del VI secolo d.C., e non è sicuramente un caso se i primi vagiti dell’Italiano moderno sono legati al mondo benedettino, nel X secolo, allo stesso modo in cui lo sono quelli del Croato, visto che la lapide di Bescanuova è uno dei primi reperti scritti in quella lingua: risalente al XII secolo, l’iscrizione sancisce la donazione di alcuni terreni da parte di Demetrius Zvonimir in favore della chiesa benedettina di S. Lucia di Bescanuova al tempo dell’Abate Drzhiha.
Attraverso questa staffetta simbolica della luce e della pace di San Benedetto, è possibile riscoprire con la determinazione dell’Homo novus le radici cristiane dell’Europa. Radici che non vanno intese solo nel senso religioso del termine, ma anche -se non soprattutto- nel senso culturale. Come il monachesimo preservò e trasmise i tesori millenari della Grecia e di Roma, gettando le basi per il risveglio delle coscienze e del mondo secoli dopo, allo stesso modo nel clima di confusione e di incertezza che stiamo vivendo si può guardare a Benedetto da Norcia come a un educatore, capace di offrire un’indicazione di rotta; la la Fiaccola di San Benedetto può contrastare i fondamentalismi dell’orrore a favore di una civiltà del rispetto reciproco, in cui possano prevalere la pace e la libertà con un respiro non più locale, ma europeo, inteso come sentimento diffuso di appartenenza al medesimo humus storico e culturale. Alla scuola di Benedetto si può ancora oggi, anche nel mondo contemporaneo così complesso, confuso nelle coordinate valoriali e secolarizzato, proporre i valori di umiltà, gratuità, rinuncia a se stessi e dedizione agli altri, valori solidali sui quali fondare il vivere comune e l’edificazione della società post-moderna. Forse un’utopia, probabilmente un sogno: certamente la Fiaccola, con il suo rischiarare in primo luogo le tenebre dell’oscurantismo, sottolinea per l’Europa la più banale e la più fondamentale delle considerazioni: Gens Una Sumus.