Un viaggio itinerante nei licei romani per far arrivare l’Unione europea tra i banchi di scuola e i giovani al cuore dei grandi temi del nostro futuro. Uno scambio arricchente che ha messo al centro l’ascolto reciproco tra studenti, studentesse ed esperti. 

Osservare un fenomeno da più punti di vista è il modo migliore per coglierne l’essenza. Ecco come è nato il programma tematico della “Scuola d’Europa 2024”, un calendario di incontri formativi che ha fatto tappa in diversi plessi scolastici della Capitale interpellando ogni volta esperti con interessi e profili molto diversi tra loro: sociologi, giuristi, giornalisti e figure istituzionali di primo piano.  

Ad inaugurare il ciclo è stato il professor Edoardo Novelli, docente ordinario presso l’Università degli Studi Roma Tre, che ha condotto i ragazzi in un percorso di analisi delle campagne elettorali condotte dai principali gruppi politici europei dal 1979 fino ad oggi. Saper afferrare i messaggi dietro a un manifesto politico diventa essenziale in un mondo in cui la comunicazione si trasforma costantemente e viene veicolata prevalentemente attraverso i social network apparendo davanti ai nostri occhi, a volte per pochissimi secondi, in una continua attività di scrolling. 

Osservare il mutamento, anche radicale, di immagini e significati attribuiti nel tempo all’appuntamento elettorale richiama però l’attenzione anche su quanto la dimensione stessa dell’Unione sia cambiata con l’avanzare del processo di integrazione promosso dalle istituzioni.  

Ecco, quindi, che si profila la necessità di esplorare anche la prospettiva dell’allargamento verso nuovi Paesi. A descriverci la rotta di questa possibile ridefinizione dei confini esterni è stata la vicepresidente della rappresentanza in Italia della Commissione Elena Grech, portatrice non solo di un punto di vista da “addetti ai lavori”, ma anche e soprattutto quello di chi – attraverso le attività negoziali per l’adesione di Malta – ha contribuito fattivamente ad accrescere gli spazi della democrazia europea. Grazie alla sua testimonianza, gli studenti hanno potuto ricostruire il “prima” e il “dopo” della vita quotidiana di un Paese quando questo entra a far parte dell’UE.  

Quando si parla di allargamento e di una proiezione geopolitica del Vecchio Continente però ci si scontra anche con uno dei temi più discussi e dibattuti nel nostro tempo: i conflitti in corso in Ucraina e in Medioriente e le lacune della politica estera dei 27 Stati membri. Stefano Polli, vicedirettore dell’ANSA, grazie alle sue esperienze di reporter ha problematizzato il ritratto dei media in tal senso e ha fatto luce sulla grave mancanza di una posizione univoca dell’UE in materia di sicurezza e difesa, anche in relazione al proprio storico atlantismo.  

A fare in ultima battuta da collettore di tutte le suggestioni emerse in questi incontri è stato il professor Raffaele Torino, docente ordinario dell’Università degli Studi Roma Tre, che ha dedicato l’ultimo degli incontri teorici della rassegna al nodo identità nazionale e identità europea. Il contrasto che emerge tra le due dimensioni è evidente nelle campagne elettorali (manca un approccio coeso da parte dei gruppi politici transnazionali), nelle ipotesi di allargamento (avversate con diffidenza da alcuni attori regionali) e nella dimensione esterna dell’UE (dove permane la piena sovranità statale). E se vogliamo è proprio “futuro” la parola chiave capace di accomunare le tante riflessioni espresse da parte dei giovani. Si avverte così la percezione di questi ragazzi e ragazze di trovarsi di fronte ad un’epoca dai grandi bacini d’incertezza davanti ai quali, è chiaro, cresce la richiesta di strumenti interpretativi inediti, forse anche coraggiosi rispetto ai tempi che li hanno preceduti. 

Su questo tema del resto si sono concentrati anche gli interventi conclusivi del ciclo conferenziale con l’appuntamento “L’Europa e i giovani: opportunità e cittadinanza attiva” a cura di Alessia Cecchini e Paola Trifoni dell’Agenzia italiana della Gioventù e Mattia Verriello di Fondazione Antonio Megalizzi.

In virtù di questo la “Scuola d’Europa” ha promosso una dimensione esperienziale del laboratorio di cittadinanza grazie ad uno study tour tenutosi a Bruxelles il 18 e il 19 marzo. In questi due giorni molte le attività didattiche dedicate alla politica di difesa nello spazio, alla comunicazione social e digitale, alla politica ambientale europea, alla parità di genere e alla salvaguardia dello Stato di diritto. Il 18 marzo inoltre i giovani hanno assistito alla lettura scenica del “Manifesto di Ventotene”, che ha avuto luogo presso la Sala di Lettura della Biblioteca del Parlamento europeo.

Dalla concretezza laboratoriale alla rielaborazione di quanto vissuto nelle scuole: questo l’obiettivo della giornata del 26 marzo, tappa finale della Scuola d’Europa. La lezione di debriefing intitolata proprio “Vivere da vicino le istituzioni europee” è tenuta ora dagli studenti, capaci di riportare in aula i frutti dell’esperienza maturata a stretto contatto con le istituzioni. Suggestioni, idee, emozioni e giovani punti di vista si avvicendano a domande e nuovi dubbi dai ragazzi in sala. Il tutto va ad animare il dibattitto di confronto con Roberto Sommella, presidente dell’Associazione, e con Fabrizio Spada, responsabile delle relazioni istituzionali dell’ufficio del Parlamento europeo in Italia. I due riportano la loro particolare visione di Unione europea, soffermandosi sulla stringente attualità, desiderosi di stimolare nei nuovi elettori un interessamento forte verso l’Unione: guerra, decisioni dei capi di Stato e di Governo, depotenziamento del ruolo dei parlamenti nazionali, enorme rilevanza della legislazione europea nella vita di ognuno. Non grandi temi, dunque, ma concretezza e attualità, quelle due qualità che gli studenti hanno potuto toccare con mano passeggiando nel Quartiere Europeo di Bruxelles.  

Insomma, ad emergere ancora una volta in questa tappa che chiude il cerchio è il dialogo tra esperti, istituzioni e studenti. Ma ora con un’importante differenza: un background di conoscenze nuove sulle spalle dei giovani che non solo li prepara al voto, ma gli restituisce la consapevolezza di quanto sia importante per far sentire la propria voce.