Quello che so di Israele è che dovrebbe essere nell’Unione Europea perché non c’è paese che sia più europeo e multiculturale. L’idea forse folle, come fare una Scuola d’Europa a Ventotene per poi firmarvi la Costituzione Europea, mi accomuna a politici come Marco Pannella e l’ho espressa nel mio ultimo libro, Euxit, uscita di sicurezza per l’Europa. Che altra non può essere che integrarsi nella diversità. Se Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna (prima della Brexit)  sono riuscite a creare prima il Mercato Unico e poi l’Unione Europea, dopo mezzo secolo di guerre su opposti fronti, milioni di morti e lo strazio dell’Olocausto, non vedo perché accogliere gli ebrei laddove sono stati ghettizzati, perseguitati e uccisi sia così folle. Sarebbe un ritorno a casa per loro. Loro, più di tanti altri, sono europei, diversi e uguali nelle pecche dell’umanità, avanti con l’intelletto e belligeranti, ortodossi come smaniosi di vita. Imperfetti né più né meno di un italiano.

Tel Aviv sembra la New York di Warhol, l’antica Gerusalemme sa di Napoli, il tempo cambia tutto.

Se la Turchia per lungo tempo ha avviato e tenuto in vita le trattative con Bruxelles per aderire all’Ue, non vedo perché non lo possa fare Israele. Che è molto diversa da quello che si dice, non fosse altro per il milione e 400 mila arabi che vi abitano e hanno il passaporto degli eredi di Davide. L’ho scoperto per caso, come tanti di quelli che vanno in Terra Santa per la prima volta e che da sempre si preoccupano anche del destino dei nuovi ghettizzati: i palestinesi. Possibile che il problema con il libero stato della Palestina non si possa risolvere con l’esistenza di entrambi?

Grazie agli amici di uno sci club, aderente allo Scij, proprio così, sciatori in Israele, sublime pazzia come portarlo nell’Ue, insieme ad altri colleghi italiani e di tante altre nazioni, ho visto quello che già sospettavo. L o sport, come la vita, come i giovani, è molto più avanti delle convenzioni, della politica. Se Isreale partecipa da tanto tempo a tutte le competizioni europee (basket e calcio in primis) ci sarà pure una porta della ragione per farlo aderire all’Unione Europea. Sportivamente, sono già dentro.

Anche per questo suscita perplessità l’appello di alcuni uomini di sinistra a boicottare, spostando la sede, la partenza proprio in territorio israeliano del prossimo Giro d’Italia. Lo fanno per ribadire le ragioni dei palestinesi, che certamente hanno necessità di essere supportate in tutto il mondo ma in un contesto diverso, almeno io credo. E soprattutto non di rivalsa sportiva.

Fa riflettere quindi quanto scritto dall’amico e collega Paolo Lepri sul Corriere della Sera. “Iniziative come quella sostenuta tra gli altri da Moni Ovadia, dal filosofo e linguista Noam Chomsky, dagli europarlamentari Eleonora Forenza e Sergio Cofferati (hanno aderito una quarantina di organizzazioni tra cui Fiom-Cgil, Pax Christi, la Comunità cristiana di base di San Paolo) stabiliscono una regola dell’isolamento che viene applicata unicamente nei confronti di Israele”, sostiene Lepri, “radicalizzando tra l’altro posizioni contrarie al riavvio del negoziato. In questo caso più che mai, inoltre, il boicottaggio è uno strumento sbagliato, di cui si percepisce il sapore velenoso. Solo la convivenza apre le menti, crea ponti la cui costruzione era inimmaginabile”.

E’ una posizione coraggiosa e condivisibile. Io credo che si debba partire da queste considerazioni e usare lo sport come chiave per aprire e non per chiudere le porte al problema del Medio Oriente. Come abbiamo fatto con i nostri amici sciatori.

Certo, il massimo sarebbe prevedere anche una tappa a Betlemme, perché Gerusalemme, Haifa, Be’er Sheva, Eilat sono anche luoghi della grande bellezza del mondo. Come Istanbul o Petra. Sono luoghi di tutti. E le biciclette non hanno targa, dice Lepri. Come gli sci, il pallone e le porte di calcio. In pantaloncini o in tuta siamo tutti uguali e le bandiere servono per distinguerci solo in gara.

Troviamo tutti un modo. Sono caduti tanti muri ad Est ed Ovest che mai ci saremmo immaginati, finirà anche questo conflitto, ma non diamogli inutilmente altra legna da ardere. La vita è uno slalom tra i pali, alleniamoci per arrivare al traguardo.