Sebbene la maggior parte degli Stati membri si è attivata e procede con regolarità alle ricollocazioni, l’Ungheria, la Polonia e l’Austria non hanno ancora risistemato nessuna persona, in violazione dei loro obblighi giuridici, degli impegni assunti verso la Grecia e l’Italia e del principio di equa ripartizione delle responsabilità.
È il dato emerso nella dodicesima relazione sui progressi compiuti per ciò che riguarda i programmi di ricollocazione e di reinsediamento di emergenza dell’UE, adottata nel mese di maggio dalla Commissione.
L’attuale ritmo delle ricollocazioni – emerge nella relazione – è ancora al di sotto di quanto necessario per conseguire gli obiettivi stabiliti per garantire che tutte le persone ammissibili siano ricollocate nei prossimi mesi e fino al settembre 2017.
Tale situazione ha spinto Dimitris Avramopoulos, Commissario Responsabile per la Migrazione, gli Affari Interni e la Cittadinanza ad esortare gli Stati a «rispettare i propri obblighi a cominciare ad adempierli immediatamente. I dati globali sul reinsediamento – ha proseguito – sono la prova di quello che la cooperazione e il coordinamento rafforzati a livello di UE possono fare nella pratica. È tempo ormai che si ottengano gli stessi risultati anche per la ricollocazione.»
La ricollocazione di tutte le persone ammissibili entro settembre 2017, è senz’altro possibile se gli Stati membri dimostrano la volontà politica e la determinazione ad agire per tenere fede a quanto concordato insieme.