Per gentile concessione dell’autore, vicedirettore ANSA e componente del Consiglio direttivo dell’Associazione La Nuova Europa

Nulla sarà più come prima.

La guerra di Putin in Ucraina è destinata a cambiare gli equilibri geopolitici e la scacchiera globale che conoscevamo poco più di un mese fa, prima che i tank e i missili russi riportassero una guerra novecentesca nel cuore dell’Europa.

Molti cambiamenti sono già in atto, altri sono in parte prevedibili, altri ancora potrebbero sorprenderci nei prossimi mesi e nei prossimi anni. È facile vedere quello che sta accadendo in Europa. Il futuro è già qui tra noi: il forte riavvicinamento tra Stati Uniti ed Unione europea dopo anni di rapporti faticosi, il rafforzamento della Nato che dalla ‘morte cerebrale’ vista da Macron adesso ha di nuovo un senso e un orizzonte, il passo deciso dell’Ue verso una politica estera comune e la creazione di un’identità di difesa comune, sempre che i leader europei non cadano di nuovo in qualcuna di quelle amnesie da cui ciclicamente sono colpiti.

Sono passi che si pensava potessero richiedere anni e che invece stanno avvenendo, sotto i nostri occhi, in poche settimane. Ma allargando lo sguardo si può intuire come la guerra di Putin sia destinata a cambiare i rapporti diplomatici e gli schieramenti in tutti gli angoli del mondo.

La Cina, suo malgrado, è al centro di queste novità. Pechino ha mantenuto una posizione volutamente ambigua ma sta già pianificando le mosse per i prossimi anni. Il recente rafforzamento delle relazioni voluto da Putin e Xi non è stato rinnegato. Ma la Cina da un lato evita di condannare esplicitamente Mosca e dall’altro continua a dire di credere nel dialogo e nel rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità degli Stati. Il timore di Pechino è che la crisi economica conseguente alle sanzioni possa influire sul suo espansionismo centrato sul progetto nella ‘Nuova via della seta’. D’altra parte la globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi è destinata a mutare velocemente e l’interconnessione e l’interdipendenza dell’economia globale sicuramente subiranno sensibili passi indietro.

La Cina non si esporrà sulla guerra e nel frattempo preparerà il terreno per nuove alleanze. Il ministro degli Esteri Wang si è recentemente recato in India, per la prima visita dagli scontri del 2020 sul confine himalayano che portarono a un rapido deterioramento dei legami tra i due Paesi più popolosi del mondo. Ora tutto sembra quasi dimenticato di fronte ai nuovi problemi da affrontare. Possibilmente insieme. La Cina e l’India importano energia dalla Russia e il 50 per cento degli armamenti indiani viene da Mosca. L’Occidente teme quindi che nel medio periodo si possa creare un’alleanza tra India e Cina che strizzi l’occhio alla Russia. Sarebbe uno scenario impazzito che riporterebbe il mondo diviso fra due fronti con una nuova forma di Guerra fredda. Ma stavolta a guidare il fronte orientale non sarebbe più Mosca ma Pechino.

Ma sarebbe anche uno scenario che andrebbe, in parte, contro gli interessi cinesi: dove finirebbero gli scambi commerciali con gli Usa e l’Europa di un Paese che punta tutto o quasi sul commercio internazionale? Anche, e soprattutto, nelle scelte di Pechino e nella risposta a questa domanda, che potremmo avere da qui a pochi mesi, si formerà il nuovo assetto della geopolitica globale dei prossimi anni.

Per capire quanto la guerra di Putin stia cambiando il mondo si può anche guardare all’America latina dove Argentina e Brasile sono molto cauti nella condanna all’invasione russa e pensano invece a sostituire Mosca e Kiev nelle esportazioni di mais nei mercati globali. Buenos Aires e Brasilia sono rispettivamente il secondo e il terzo produttore mondiale di mais e adesso guardano alla guerra con un’altra prospettiva. Il Donbass, un mese fa, sembrava molto lontano. Adesso dalla guerra nata in quella piccola regione nascono i cambiamenti globali che costruiranno il mondo di domani. E Putin, dando il via libera ai suoi carri armati, voleva cambiare la storia. Ed è quello che sta accadendo, ma non nella direzione che voleva lui.