di Gino Toledo

Bruxelles presenta il conto a Londra anche se di cifre, i famosi 100 miliardi di euro stimati tempo dal Financial Times, non se ne vedono. Ma le voci sono moltissime, compresa la Banca Centrale Europea, che dovrà continuare ad essere finanziata pro quota, come concordato, dal governo inglese al meno per un po’. La Commissione europea ha inviato al governo britannico e pubblicato sul proprio sito i ‘position paper’ che definiscono le linee negoziali europee sull’accordo finanziario e sui diritti dei cittadini, le prime due priorità Ue nel negoziato per la Brexit. Per quanto riguarda il ‘conto’ che Londra è chiamata a pagare, nelle 11 pagine del documento non ci sono numeri finali, ma è specificato che l’accordo “dovrebbe essere basato sul principio che il Regno Unito deve onorare la sua quota del finanziamento degli obblighi sottoscritti in qualità di membro dell’Unione” relativi al bilancio pluriennale 2014-2020, ma anche quanto dovrà in futuro per “pensioni e altri benefici degli impiegati”. Insomma, una sorta di alimenti da un accordo pre-matrimoniale. E’ anche specificato che Londra dovrà sostenere il totale delle spese per il trasloco delle agenzie europee che attualmente ospita e di cui due sono in predicato di finire nell’Ue, quella sulla vigilanza delle banche (Eba) forse a Francoforte o Parigi, e quella del farmaco, presumibilmente a Milano. La Gran Bretagna, fresca di elezioni che di certo non hanno rafforzato il governo di Theresa May, definita dall’ex cancelliere allo Scacchiere Osborne, ‘’un morto che cammina’’, dovrà anche onorare integralmente, tra l’altro, gli impegni al Fondo europeo per lo sviluppo, al fondo per i rifugiati in Turchia, e quello per gli insegnanti di lingua inglese nelle scuole europee che non sono ascritti al bilancio Ue.

Sono ben 74 poi gli enti verso cui Londra ha un pagherò da rispettare. Si tratta di istituzioni e organi consultivi della Ue, agenzie esecutive, agenzie decentralizzate, joint venture (tra cui molte quelle di ricerca), fondi (incluso l’Efsi per gli investimenti), trust fund (come quello per l’Africa) ed ‘altri organi’ europei (come la Bce, la Bei o l’Eda) verso i quali la Gran Bretagna dovrà regolare e liquidare i suoi impegni.

Importante anche la parte dei diritti. Saranno garantiti “gli stessi livelli di protezione garantiti ai cittadini dei 27 in Gran Bretagna e ai cittadini britannici nei 27 paesi Ue esistenti alla data del ritiro, incluso il diritto di acquisire la residenza permanente dopo cinque anni di residenza legale di cinque anni”. Tali diritti saranno garantiti ‘’a vita’’, mentre dovranno restare immutati i diritti al lavoro e ai trattamenti pensionistici.

Importante, infine nel dossiere di Bruxelles un riferimento al foro competente per le diatribe giuridiche. Viene infatti rinforzato il ruolo della Corte europea di Giustizia, cui preliminarmente dovranno fare riferimento i tribunali britannici.