Sono 4 milioni e 742 mila le persone che in Italia, vivono in povertà assoluta. I dati, contenuti nell’ultimo rapporto Istat, indicano l’immobilità del Bel Paese e l’incapacità di riuscire a superare un problema sociale che immobilizza lo Stivale, da ormai quattro anni. Nel 2016, anno di riferimento dell’indagine, sono, infatti, le famiglie, precisamente 1 milione e 619mila, a trovarsi in condizioni di povertà assoluta.

Un record storico per l’Italia che vede aumentare al 26,8%, il numero di nuclei familiari con tre o più figli minori, rispetto al 18,3% del 2015 e, dato ancora più preoccupante, salire da 10,9% a 12,5%, 1 milione 292mila, il numero dei minori che vivono in situazioni di totale disagio. Tra le persone in povertà assoluta si stima che le donne siano 2 milioni 458mila (incidenza pari a 7,9%), gli under 35, 1 milione e 17mila (10,0%) e gli anziani 510mila (3,8%).

Come negli anni precedenti, l’incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento: 8,2% se ha al massimo la licenza elementare; 4,0% se è almeno diplomata. Significativa, ai fini dell’indagine, la posizione professionale della persona di riferimento, indice che incide molto sulla diffusione della povertà assoluta.

Analogamente a quanto registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%) e colpisce di più le famiglie giovani. Dalla parte opposta si pongono gli ultra sessantaquattrenni, colpiti solo per un 7,9%.

La povertà non è solo un dato statistico ma una drammatica realtà che unifica l’Italia, da Nord a Sud, senza esclusioni. Nel Nord i comuni Centro di area metropolitana, pur migliorando rispetto al 2015, presentano i valori più̀ elevati dell’incidenza nella ripartizione (5,5%). Al Centro, i valori sono più̀ alti nelle Periferie di area metropolitana e nei comuni maggiori (7,4%), mentre nel Mezzogiorno, a esser colpiti sono i comuni Periferia delle aree metropolitane (11,1%) e negli Altri comuni fino a 50mila abitanti (7,8%).

Le Istituzioni italiane e il governo non possono ignorare il problema che rischia, unitamente alle crisi europee in corso, di cancellare ogni speranza di ritornare agli “anni d’oro”, di innescare una pericolosa guerra tra i poveri e aumentare la soglia di odio nei confronti del diverso, che è visto come la causa di un abbandono che ha solo responsabili, o meglio irresponsabili politici.