L’Europa unita può camminare solo sulle gambe dei giovani. Le nuove generazioni hanno una forte individualità ma anche un forte desiderio di partecipazione che li spinge verso la collettività. Per questo occorre tornare a investire nei cittadini, riabilitando l’educazione civica nelle scuole medie superiori, anche in una prospettiva europea e digitale. Bisogna aprire il campo a una generazione nuova, stimolarne l’interesse politico e fornirle gli strumenti necessari per capire le complessità del presente. L’iniziativa dell’associazione La Nuova Europa al Ventotene Europa Festival e la relativa Scuola d’Europa che si va formando nell’isola del Manifesto, e le tante altre in giro per l’Italia che mobilitano centinaia di persone vanno in queste senso. Ma certo da sole non bastano. Serve la spinta convinta delle istituzioni.
Tra i tanti progetti depositati alle Camere appena formate e già a rischio, c’è un disegno di legge che unisce l’emergenza del momento, la scuola e la sua identità nella società italiana, con quella di tutta Europa, la disintegrazione degli ideali comunitari. In quattro pagine dal titolo ‘’Disposizioni in materia di cultura costituzionale, educazione civica e cittadinanza europea’’, i senatori Gianni Pittella e Nadia Ginetti, provano a buttare il cuore oltre l’ostacolo: costruire il cittadino europeo. Partendo dalle aule, da quella che un tempo si chiamava educazione civica e che dovrebbe diventare, con qualche accorgimento e a costo zero, educazione civica europea. Si tratta di una piccola operazione di maquillage di una legge del 2008, fortemente voluta dal Presidente Emerito Giorgio Napolitano, sullo studio della Costituzione, ma dal forte valore simbolico, perché il disegno di legge inserisce nelle materie per le scuole medie superiori anche i Trattati europei, quelli che in fondo da tempo hanno cambiato la vita di tutti, dal Fiscal compact fino agli accordi di Roma del 1957, tracciando una linea comune tra gli ideali e i principi democratici italiani e quelli dell’Unione. Come importante è la prossima, prima iniziativa della senatrice a vita Liliana Segre, una proposta di istituire una Commissione Bicamerale contro le discriminazioni e l’odio razziale affinché tutta Italia, dal mondo della scuola fino alle istituzioni, prenda coscienza di un problema che si vorrebbe rimuovere.
L’iniziativa presentata a palazzo Madama, l’azione della Segre, e quelle più dal basso dell’associazione La Nuova Europa al Ventotene Europa Festival e le tante altre presenti in giro per l’Italia, provano a scuotere dal torpore la nostra comunità a renderla consapevole del suo ruolo nell’Ue. Insistere sui valori della solidarietà, della comunità e della sostenibilità è fondamentale. Non è una perdita di tempo. Lavorare sulla cittadinanza è perciò costruire l’architrave dell’integrazione comunitaria in un momento in cui la stessa idea di Unione sembra essere andata in crisi. Significa aggiungere quell’idea di tutela dei diritti fondamentali, cuore dei valori comunitari,  anche nei luoghi del sapere, della formazione, da troppo tempo dimenticati e lasciati a se’ stessi da istituzioni distratte.
La cittadinanza è la base di qualsiasi società. Lo sappiamo da sempre.
Secondo Aristotele, per essere cittadini bastava vivere nella città. John Locke era convinto che il cittadino fosse tale quando stipulava un contratto con lo Stato. I rivoluzionari francesi stabilirono nel 1793 che si concedesse la cittadinanza ad ogni straniero che avesse vissuto almeno un anno in Francia. E infine, più di recente, Jurgen Habermas, ha sostenuto con forza il principio di autodeterminazione.Nella cittadinanza europea esistono un po’ tutti e quattro i modelli, per questo è la più bella e al tempo stesso la più complessa in natura. Partire dalla scuola sarebbe un passo da giganti e il Parlamento, in questo momento di grande incertezza, potrebbe essere il promotore di un’iniziativa importantissima.

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