Brexit, si può tornare indietro. Ora lo sostiene non un analista qualsiasi ma l’Avvocato
Generale della Corte di Giustizia Europea il quale ritiene che la Gran Bretagna può
decidere, unilateralmente, di revocare la sua decisione di lasciare l’Unione europea.
Secondo l’avvocato Campos Sánchez-Bordona l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato
sull’Unione (tue) può infatti essere cancellata fino alla conclusione dell’accordo di
separazione. La questione era stata sollevata davanti ad un Tribunale scozzese da numerosi parlamentari del Parlamento locale, di quello del Regno Unito e del Parlamento europeo. Quella magistratura ha poi deciso di sollevare la questione davanti alla Corte Ue. L’Avvocato Generale, le cui conclusioni dovranno poi essere accolte dalla Corte e di solito avviene, interpreta dunque l’articolo 50 Tue facendo riferimento alle pertinenti disposizioni della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, sulla base del quale si basa l’articolo, per ciò che non è espressamente previsto in esso. Ai sensi dell’articolo 68 della Convenzione, le notifiche di recesso da un trattato internazionale possono essere revocate in qualsiasi momento prima che entrino in vigore. Campos Sanchez Bordona sottolinea che il ritiro di un trattato internazionale, che è il corollario del potere di concluderlo, è, per definizione, “un atto unilaterale di uno Stato parte e una manifestazione della sovranità di quello Stato”. La revoca unilaterale sarebbe anche una manifestazione della sovranità dello stato uscente, che sceglie di annullare la sua decisione originale. Dall’interpretazione sistematica dell’articolo 50 TUE, l’avvocato
generale deduce diversi motivi per la revoca unilaterale dell’intenzione di recedere
dall’Unione. Tutto è cominciato pochi giorni fa quando davanti ai giudici comunitari si è presentato Andy Wightman, parlamentare scozzese, e altri politici e parlamentari scozzesi, britannici ed europarlamentari, che si sono rivolti alla Court of Session, Inner House, First Division (Scozia) per conoscere se e a quali condizioni il Secretary of State for Exiting the European Union (segretario di Stato per la Brexit) potrebbe revocare la notificazione dell’intenzione del Regno Unito di ritirarsi dall’Unione europea.
In virtù della legge britannica sul ritiro dall’UE (European Union Withdrawal Act), l’accordo che potrebbe essere concluso tra il Regno Unito e l’UE non può essere ratificato se non con l’approvazione del Parlamento britannico. In assenza di approvazione, se nessun’altra proposta viene formulata, l’uscita del Regno Unito dall’Unione sarà comunque effettiva dal 29 marzo 2019. E queste sono cose note. Ma gli scozzesi, che vogliono restare nell’Ue, si sono portati avanti col lavoro e ‘’con domanda pregiudiziale pervenuta alla Corte di giustizia il 3 ottobre 2018, il tribunale scozzese ha chiesto alla Corte di interpretare l’art. 50 del Trattato’’. In particolare, il giudice remittente chiede se, quando, ai sensi di tale norma, uno Stato membro ha notificato al
Consiglio europeo la propria intenzione di ritirarsi dall’Unione, il diritto dell’Unione permetta a tale Stato di revocare unilateralmente la propria notificazione prima della fine del termine di due anni previsto nello stesso art. 50. Su richiesta del tribunale scozzese, il Presidente della Corte ha disposto la procedura accelerata prevista all’art. 105 del regolamento di procedura della Corte, stante ‘’l’urgenza della domanda e tenuto conto dell’importanza fondamentale che riveste la corretta interpretazione e  applicazione dell’articolo del trattato che prevede l’abbandono dell’Ue sia per il Regno Unito sia per l’ordine costituzionale dell’Unione nel suo complesso’’. Ora Londra e il governo di Theresa May avrebbe una exit strategy qualora l’accordo sulla Brexir venisse bocciato tra pochi giorni dal Parlamento di Westminster.