Medici senza frontiere che si arrendono di fronte a quelle erette nel mare. Il dramma dei migranti, le polemiche sulle ong che li salvano, il Codice di condotta per le stesse e la difficoltà per l’Italia di trovare un accordo con un soggetto credibile in Libia, in fondo insegnano una cosa che era già molto chiara a Predag Matvejevic: l’Unione Europea ha cancellato le frontiere terrestri ma si è dimenticata di quelle marittime. Di chi è il Mediterraneo? Della Spagna, della Francia, dell’Italia, della Grecia, di Bruxelles o di nessuno?
Le polemiche roventi sui ricollocamenti degli immigrati, ancora fermi al palo e lo scontro tra il governo Gentiloni e le organizzazioni umanitarie che si sono rifiutate di firmare il protocollo del ministro degli Interni Minniti, dimostrano che il Mare Nostrum è tutto fuorché condiviso. Per questo serve rivedere subito l’accordo di Dublino che, nel sancire l’obbligo di accudimento dei profughi per il paese che li salva, è come se avesse rimesso in vigore l’obbligo del passaporto alla dogana. Si dirà che ci sono anche le acque internazionali, che la legge del mare è diversa da quella degli uomini e dai canoni europei, tutto vero, ma non si può negare che, se il Trattato di Schengen avesse approfondito questo tema forse, oggi non ci troveremmo a questo punto.
Un punto di non ritorno. La decisione di Medici senza frontiere di abbandonare le operazioni di salvataggio nel Mar libico e le stesse minacce di una parte dei due (due) governi del paese africano di intervenire con le armi durante la missione della nostra Marina Militare fanno riflettere.
Scriveva lo storico francese Fernand Braudel nell’opera La Mediterranée – espace et histoire ‘’che cosa è il Mediterraneo? Mille cose al tempo stesso. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare ma una successione di mari. Non una civiltà ma più civiltà ammassate l’una sull’altra. Il Mediterraneo è un antico crocevia. Da millenni tutto è confluito verso questo mare, scompigliando e arricchendo la sua storia’’.
Non possiamo pretendere di governarlo oggi con decisioni prese a tavolino e senza un ruolo chiaro dell’Unione Europea, come chiaro fu il ruolo al tempo dei greci, dei romani e financo dell’impero bonapartiano e del Regno dei Borboni. Noi europei siamo fatti di spazio e storia e non solo di carte bollate.

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