Pubblichiamo in anteprima l’articolo a cura di Roberto Sommella, giornalista e presidente della Nuova Europa, tratto dal nuovo numero speciale della rivista. Questa edizione, intitolata “Grandi elettori. Nel 2024 voterà oltre mezzo miliardo di persone: la democrazia è in pericolo?”, sarà disponibile fino a febbraio 2024 e può essere acquistata sia in formato cartaceo che digitale, cliccando qui.

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L’umanità è schiacciata tra due titani: la forza digitale e la forza della guerra. Dopo anni in cui sembrava che la forza della ragione potesse prevalere sulle difficoltà, una volta sconfitto il virus globale, si è ritornati al Novecento. Ma con molte differenze dal Novecento.

In primo luogo, gran parte della nostra vita è stata messa in comune con sistemi nuovi che ne influenzano lo scorrere e la stessa capacità di scernimento. Tecnicamente si chiamano Big Tech o Over the top, in sostanza si tratta di galassie di origine terrestre le quali sono nate come monopoli che restringevano l’operare di altri soggetti e sono col tempo diventati Leviatani che sovrintendono all’economia, alla politica, alla società.

Per recuperare una parte di questa enorme cessione di sovranità, che ha come metro di paragone quanto avvenuto in Europa con l’avvento dell’euro e della Banca centrale europea, i sistemi democratici occidentali hanno usato l’arma della legge, imponendo norme restrittive e stabilendo sanzioni. Ma ciò non è bastato. In alcuni casi, come negli Stati Uniti, i principali azionisti di queste piattaforme sono stati chiamati a rispondere del loro operato davanti al Congresso. La paura della democrazia americana è di essere sostituita da una macchina e da un algoritmo che possano stabilire chi votare, chi candidare, cosa decidere.

In Europa è avvenuto qualcosa di analogo con misure antitrust, la legge che regola la concorrenza, che hanno tracciato dei limiti ai colossi digitali, costruendo però una rete che ha molti buchi. Questi buchi sono di origine tecnologica sicuramente, perché l’innovazione nel terzo millennio risulta molto più veloce di qualsiasi sistema che voglia regolarla, di origine fiscale, perché questi soggetti vogliono e pagano le tasse solamente dove risiedono i loro capi. Ma hanno anche un’origine più profonda, sociale e immateriale.

La risposta delle Big Tech alla generale messa in stato d’accusa da parte delle democrazie europee e statunitensi è stata di due generi. In primo luogo, esse hanno costruito un universo parallelo, il Metaverso, dove non vigono né tetti né leggi; in secondo luogo, stanno spingendo a fondo sulla sperimentazione e commercializzazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale, che da sola mansione compilativa sta diventando un nuovo fattore della produzione senza che venga riconosciuta la sua parte distruttiva nella mancata creazione di nuovi strumenti di lavoro.

In questa situazione di forte contrapposizione tra dominio delle macchine e realtà dell’uomo, in Europa si sta sviluppando, come in gran parte del pianeta, una coscienza ecologica molto forte, che parte dal basso, soprattutto dai giovani, e ha come obiettivo quello di salvare il pianeta dall’inquinamento e dalla sua autodistruzione.

I due nuovi sistemi vengono classificati con il termine di transizione. Digitale, per quanto riguarda l’utilizzo massiccio e crescente di sistemi di riproduzione e produzione innovativi ed alternativi a quelli presenti. Ecologica, per quanto concerne la messa in mora di macchine e produzioni inquinanti che possono portare, secondo la comunità scientifica dominante, a nuove ere geologiche.

Questo contrasto capita in un momento in cui si sta prendendo consapevolezza di due ordini problemi.
Il primo è legato all’età della terra, in vita da quattro miliardi di anni, e al suo destino. Il secondo è l’età dell’uomo, che sulla terra è presente da quattro milioni di anni.

Le capacità cognitive crescenti e la forza dei sistemi normativi illudono chi le usa di poter dare risposte così grandi in un piccolo tempo, che è racchiuso nella vita di un parlamento o di un governo. La scelta di andare avanti sull’analisi e sulla progettazione di un mondo diverso da quello di oggi, afflitto dal male del secolo che sono le crescenti disuguaglianze, pone i sistemi democratici di fronte ad una grandissima sfida: quella di sopravvivere alle macchine in un mondo più giusto e più pulito.

Nello scorrere i criteri e gli obiettivi del piano europeo per le nuove generazioni, il New Green Deal, semplice trasposizione del New Deal americano dei primi del Novecento, emerge il tentativo di costruire una nuova società: più verde, più giusta, più inclusiva. Costruendo auto, case e fabbriche che inquinino di meno, liberando nell’aria meno anidrite carbonica possibile.

Questa idea di società, che qualcuno potrebbe definire utopica, ha come limite quello di pensare di costruire un nuovo modello di sviluppo, dove un’auto elettrica costerà venti stipendi di un operaio alla catena di montaggio e non più cinque, semplicemente fissando su carta delle regole, degli obiettivi, che, pur condivisibili, dimenticano di fare i conti con il fattore umano.

Quello stesso fattore umano che si cerca di preservare nel cercare di irretire la forza dell’Intelligenza Artificiale, ultima emanazione della innovazione digitale. Si sta provando dunque a combattere la tecnologia e l’inquinamento con una serie di provvedimenti legislativi e non con l’utilizzo dell’intelligenza e del capitale umano.

In questa situazione di aspro confronto tra sistemi democratici e sistemi digitali, è tornata a bussare alla porta della nostra storia la guerra. La guerra è il mezzo attraverso il quale da sempre gli uomini hanno fatto prevalere le loro ragioni e la loro forza sugli altri.
Non ha mai avuto obiettivi di crescita e di evoluzione la guerra. Ha avuto e ha solo obiettivi di potere, che sia in Ucraina o in Medio Oriente.

Le persone che si trovano a vivere il tempo presente hanno perciò due soli modi per far parte del loro futuro: ribellarsi oppure rispondere con il loro voto democratico alla chiamata delle democrazie che si troveranno a far votare mezzo miliardo di persone in questo primo quarto di secolo.

Negli Stati Uniti si confronteranno coloro che pensano che l’America venga prima di tutto e prima di tutti sappia amministrare sé stessa e i grandi monopoli digitali. In Europa si troveranno invece di fronte quelli che credono che proprio a causa delle guerre ci siano solo risposte nazionali a problemi globali, e quelli che vogliono ideare un nuovo modello di sviluppo con la forza della ragione ma soprattutto con la coercizione delle leggi comuni.

I prossimi tempi ci diranno se la risposta alle richieste di una società più giusta e inclusiva saranno quelle delle macchine che da tutto un tempo discenderanno, o se c’è ancora un piccolo spazio per l’uomo e tutto ciò che ha costruito in questi millenni della sua storia.

Nel verde e sulla terra.

Roberto Sommella