È uno dei pochi paesi che ancora ha un forte spirito europeista, tanto da proseguire nel suo cammino per entrare nella moneta unica e uno dei più grandi alleati del nostro paese. La Romania, spesso dimenticata, continua ad avere invece un forte ruolo nello scacchiere comunitario, non fosse altro perché ha rifiutato più volte di entrare nel gruppo di Visegrad.
Le cifre del rapporto tra Italia e Romania le ha fornite l’ambasciatore George Bologan in un’intervista a Francesco Palmieri dell’Agi. E sono molto interessanti.
Sono ventiquattromila le società di capitale e di persone costituite da cittadini romeni in Italia. E sono oltre un milione 168 mila (1.190.091 secondo gli ultimi dati Istat relativi al 2017) i romeni presenti nel nostro Paese, contribuendo al pil italiano in misura pari circa all’1%. Studioso di De Gasperi, profondo europeista, convinto estimatore dell’Italia, l’ambasciatore Bologan ricorda che “l’Italia è un paese fondatore dell’Unione e deve avere voce nell’Europa, perchè la Ue ha a sua volta bisogno del suo contributo per contare a livello globale. L’Unione europea deve mantenere come unità di misura la persona, ciò che accomuna la cultura grecoromana ed ebraicocristiana. Al centro delle cose deve esserci sempre il cittadino e la sua qualità della vita”.
Sempre più intensi sono poi i rapporti fra Italia e Romania, favoriti da affinità culturali e da intese economiche che a volte abbattono completamente le distanze, anche linguistiche, tanto da rendere praticamente impossibile capire la vera nazionalità di un romeno nato e cresciuto a Roma o i qualsiasi altra città italiana. L’Italia è uno dei partner principali della Romania sia come valore che come investimenti. È il secondo dopo la Germania, ma il primo per numero di aziende. Nel 2017 il valore totale dell’interscambio ha superato 14,6 miliardi di euro, il massimo degli ultimi dieci anni, con una crescita del 7,62% sul 2016. In particolare le esportazioni italiane in Romania sono cresciute del 9,73%. La spinta maggiore viene dal settore manifatturiero, ma aumentano anche gli investimenti nell’agroindustriale e nel settore energetico, particolarmente per le rinnovabili. Si sviluppano infine anche le partnership italo-romene.