Matteo Salvini dal palco di Pontida ha tuonato contro i “buonisti” che, il giorno dopo, vedendo un collega stanco tornato dal grande summit leghista, lo avrebbero accusato di essere xenofobo. E ha suggerito ai presenti come rispondere. Questo è forse uno degli aspetti più geniali della politica di Salvini: il capo politico fornisce, tramite slogan martellanti e ripetuti all’infinito in tv, sui giornali e sui social, un “vademecum” ai suoi elettori contenente le formule per rispondere alle accuse che verranno mosse loro, ogni volta che confesseranno la propria fede politica. Questo in un processo che è nato in un partito minoritario e che ora è maggioritario: Salvini ha fornito ai leghisti i metodi e i mezzi discorsivi per poter fare proselitismo, rendendo il cittadino politico e uomo di partito, anche senza che fosse mai entrato in una sede della Lega. E il lavoro più faticoso ma meglio riuscito è stato quello del razzismo. Mentre i gruppi di estrema destra erano costretti a improbabili iperbole per difendersi da quella accusa, Salvini ha reso l’elettore della Lega in grado di potersi dissociare dall’infamante etichetta con frasi preconfezionate, semplici ed efficaci. E il consenso è salito forse anche grazie alla caduta di quel muro: Salvini ha permesso al cittadino comune di potersela prendere con africani, rom o omosessuali riuscendo a farsi considerare “non razzista”. Un’occasione che è difficile lasciarsi sfuggire, in una finestra temporale che si è aperta in questi anni in cui ciò che era malvisto ora è socialmente accettato. E quindi “dagli all’untore”, fino a che non si riuscirà a trovare un modo per far tornare la gente a sentirsi in colpa per le idee violente cui si è abbandonata in questi anni. Ad oggi il razzismo è “pop”, e ha trovato “vie legali” per introdursi nel dibattito politico, come ne vorrebbero i migranti per entrare in Italia. Salvini ha sostituito alla parola “razzismo” quella del “buonsenso” e ha convinto tutti che le sue politiche appartengano alla seconda categoria. Ma quindi chi vota Lega è razzista o no? La xenofobia, parola da cui Salvini ha comandato ai suoi elettori di dissociarsi, è qualcosa di intrinseco nella natura di quasi tutti gli uomini, in un primo momento. Specie se non si tratta di xenos ma di xenoi, ossia non di un singolo straniero, come potrebbe essere un americano a Fontana di Trevi, ma di una massa di persone nuove e con diversità evidenti, che sul momento mettono paura alla maggior parte delle persone. Per cui, non si può dire che sia razzista avere preoccupazione di un fenomeno come quello dell’immigrazione. Né, credo, che razzista fosse il primo impatto della popolazione con la nuova ondata, quando iniziò. Ma dopo cinque anni di un uso errato di internet, la gente è diventata razzista. Su internet non ci può essere par condicio e si sceglie chi seguire e chi bannare. Un numero enorme di persone è iscritto in gruppi Facebook della Lega, e anche nei gruppi apolitici si è cominciato a parlare di immigrazione, condividendo video di ragazzi di colore che in Australia nel 2013 hanno dato un calcio ad un cassonetto. Ma questo non c’è scritto nella didascalia del video e i commenti sotto sono un continuo appoggiarsi l’un l’altro nel crescendo del proprio razzismo. E le homepage di queste persone devono avere l’aspetto di un susseguirsi di video di ragazzi di colore che rapinano la vecchietta, che si picchiano tra loro, che fumano sul treno. Per cui chi ha votato Lega ha subìto un martellante indottrinamento involontario, e adesso è impermeabile a qualsiasi controargomentazione perchè, dopo qualche anno di incertezza, ha finalmente potuto confessarsi quello che da tempo si diceva potesse essere, ma che non aveva il coraggio di dire per paura di essere chiamato razzista: loro sono inferiori. Non si vogliono integrare, non capiscono la nostra cultura, sono pigri e non fanno nulla dalla mattina alla sera. Altrimenti come si spiegherebbero tutti quei video in cui si macchiano di atti disdicevoli? Per cui l’Italia che ha votato Lega e che oggi sostiene Salvini in ciò che da Ministro fa probabilmente non era razzista nel 2013. Oggi lo è ed ha maturato l’idea che gli immigrati africani non valgano abbastanza per migrare qui da noi. E mentre dice che è perchè sono di una cultura diversa, pensa, senza neanche accorgersene: “perché sono neri”.