29 luglio 1976. Sono trascorsi quarantuno anni da quando una donna, Tina Anselmi, venne scelta come Ministro del Lavoro e della previdenza sociale, segnando un nuovo percorso nella storia della Repubblica. È il primo passo verso il cambiamento che la vede successivamente ministro della sanità nei governi Andreotti IV e V.

Una donna coraggiosa che ha lottato per la difesa dei diritti delle donne e la sanità pubblica. A lei si deve la legge sulle “pari opportunità” ed è fra coloro che elaborarono la riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale.

Una donna “forte” e schietta, spesso accostata a una figura femminile del Pci altrettanto energica, Nilde Iotti con la quale condivideva l’idea di una morale della politica. Di tempra forte è stata proprio Tina Anselmi che, su nomina dell’allora presidente della Camera, Jotti, cercò di fare luce sulla Loggia massonica P2 di Licio Gelli, presiedendo la Commissione parlamentare d’inchiesta dal 1981 al 1985.

Ancora adolescente, nel 1944 partì con i partigiani, prima come staffetta poi al Comando regionale veneto del Corpo Volontari della Libertà.
A Liberazione avvenuta divenne maestra elementare, entrando in politica nella DC e diventando vice presidente dell’Unione europea femminile. Si è formata all’ombra di Aldo Moro del quale condivise gran parte del pensiero e delle azioni politiche dal’68 in poi, quando lui si iniziò a interrogare sulle aperture e sui cambiamenti della società italiana a partire dai movimenti studenteschi.

A lei è stato dedicato uno dei francobolli emessi il 2 giugno 2016, in occasione del 70esimo anniversario della Repubblica e del voto alle donne.

Altra data da ricordare: perché, per la prima volta le Poste hanno scelto una protagonista della storia pubblica mentre era in vita. Prima di lei c’erano stati due Papi e sei presidenti della Repubblica ma ritratti in gruppo.

Una donna che ha lasciato il segno al punto da esser proposta, dal settimanale Cuore, nel 1991, come Presidente della Repubblica.

Una presenza importante che merita di esser ricordata per tutto ciò che ha fatto e per gli ideali che, oggi, dovrebbero esser rispolverati: lei ha dimostrato, con i fatti che “quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state di tutti”.