Davide De Leo

Porto lo hijab, il foulard islamico, sono immediatamente riconoscibile. Mi hanno sputato in strada, mi hanno insultata, persino mentre spingevo il passeggino di mia figlia di sei mesi”.
Sara Khan, che dirige Inspire, un’organizzazione anti-estremista, ha raccontato al Telegraph come gli episodi siano choccanti soprattutto perché avvengono “mentre mi sto facendo i fatti miei. Generalmente succede dopo un attentato, ma poi penso: ‘cosa ho fatto di male?’. Mi fa rabbia essere associata ai terroristi e agli estremisti: è disumanizzante”. A un’amica di Khan hanno spalmato escrementi di cane sulla testa. Una donna che portava il niqab, che copre interamente il viso tranne gli occhi, era in autobus quando è stata presa a pugni da un uomo. La moschea di Bishopbriggs è stata danneggiata da un incendio doloso; quella di Finsbury Park, a Londra, è stata colpita da una bottiglia incendiaria.
Sono solo alcuni degli hate crimes, i reati dettati dall’odio, avvenuti sul suolo britannico negli ultimi mesi. Nei sette giorni successivi i recenti attacchi terroristici di Parigi, i musulmani residenti nel Regno Unito hanno subìto 115 attacchi a sfondo razzista, tre volte di più che nella settimana precedente. In precedenza, Scotland Yard aveva registrato un aumento del 41,8% di questi episodi tra l’ottobre del 2014 e lo stesso mese del 2015. Le cifre sono probabilmente sottostimate.
Le vittime sono in gran parte donne musulmane, dai 14 ai 45 anni, prede più visibili perché indossano abiti tradizionali e perché sono percepite come meno minacciose rispetto agli uomini. Secondo l’osservatorio Tell Mama, c’è anche un elemento sessista nel prendere di mira le donne: chi le aggredisce ritiene che chi indossa un niqab o uno hijab sia sottomessa, passiva, si aspetta che non reagisca e se ne stia zitta. Gli aggressori sono in gran parte ragazzi bianchi, di età dai 15 ai 35 anni.  Un gran numero di attacchi si svolge in luoghi pubblici. Otto episodi hanno coinvolto bambini piccoli, che hanno assistito a scene di intimidazione nei confronti della propria madre.
Accade spesso, comunque, che le vittime siano aiutate da chi si trova nelle vicinanze. Ruhi Rahman era in metropolitana a Newcastle il 21 novembre scorso quando un uomo le si è avvicinato e ha cominciato a insultarla. Rahman ha pubblicato un video sul proprio profilo Facebook per ringraziare gli altri passeggeri, in gran parte tifosi del Newcastle che tornavano dallo stadio, che sono intervenuti in sua difesa.
Sempre su Facebook, Ashley Powys ha descritto un altro episodio: il ventiduenne gallese era salito su un treno della metropolitana londinese la sera del 16 novembre, sedendosi di fronte a una ragazza con hijab. Subito dopo un uomo sulla trentina ha cominciato a gridare insulti alla ragazza, che “sembrava non avere più di 18 anni”, chiamandola “terrorista, feccia”, e gridandole: la “tua gente ha assassinato persone innocenti a Parigi”.
“Senza pensarci, mi sono alzato e l’ho allontanato fisicamente da lei, perché era minaccioso e la stava chiaramente spaventando. Fortunatamente ha rivolto l’attenzione a me, chiamandomi ‘simpatizzante dei terroristi’, tra le altre cose”. Yara, questo il nome della ragazza, aveva le lacrime agli occhi quando Ashley si è seduto accanto a lei. Il ragazzo gallese ha raccontato di non essere sceso alla fermata prevista, ma di esserle rimasto vicino fino a quando lei non è scesa, ricevendo un grazie e un abbraccio.
Ha poi commentato: “quel che mi ha choccato è che nessuna altra persona su quel treno affollato ha difeso Yara. Stavano seduti in silenzio e hanno permesso che tutto ciò accadesse. Il silenzio è la nostra debolezza più grande. Dobbiamo iniziare a dire le cose ad alta voce e a difenderci gli uni con gli altri”.
Il suo post è stato apprezzato con un “mi piace” da 20.000 persone, al che Ashley ha aggiunto: “Siete tutti incredibili. Pazzesco. I vostri messaggi di solidarietà mi fanno davvero essere fiero della mia città e del mio Paese.”
Gli episodi di odio sono esacerbati dall’atteggiamento dei tabloid. Un sondaggio del Sun sembrava rilevare che un musulmano su cinque nel Regno Unito sostiene la jihad. Ma diversi accademici hanno denunciato la capziosità delle domande del sondaggio, tale da rendere le conclusioni cui giunge il tabloid totalmente errate. Gli stessi giornali danno poco spazio alle manifestazioni anti-terrorismo della comunità islamica, quale quella svoltasi a Hyde Park sabato 5 dicembre, cui hanno partecipato alcune migliaia di sunniti e sciiti insieme.
Secondo Sadiq Khan, parlamentare laburista, anche i commenti di Donald Trump peggiorano la situazione. “Troppo facile liquidare Donald Trump come un buffone, ridere della sua opinione del mondo, ridicola quanto la sua pettinatura. Così si prende alla leggera una minaccia molto seria”. Secondo il membro della Camera dei Comuni, ogni volta che si verifica un atto terroristico che coinvolge fanatici crudeli che infangano il nome dell’Islam, i musulmani ordinari e osservanti della legge pagano un prezzo pesante. La crescente ondata di islamofobia che sarà nutrita dai commenti di Trump non fa che peggiorare questi problemi, che rendono più problematica l’integrazione e amplificano la voce degli estremisti.
Dappertutto in Europa, l’avanzata dell’estrema destra, l’odio inter-religioso e la frammentazione della società sono tutti fenomeni visti di buon occhio dall’ISIS, che in tal modo ha più facilità a reclutare adepti.

Note sull’autore:

  • vive in Inghilterra dal 2000;
  • traduttore professionista;
  • insegna traduzione alla University of Surrey dal 2006.