Più della crisi dell’euro potranno i populismi. E non il popolo, che è un’altra cosa. È la fosca previsione dell’Ocse sul futuro dell’Unione Europea, dopo quelle di Eurobarometro che ha indicato come un europeo su due voglia una rivoluzione, seppur di velluto, portata avanti dai partiti nazionalisti.

“Un evento politico negativo come l’ascesa di partiti populisti in alcuni alcuni Paesi dell’area euro, associato all’architettura incompiuta dell’Eurozona, potrebbe portare ad un ripido aumento della ridenominazione del rischio e alla perdita di accesso al mercato per alcuni debiti sovrani della zona euro”: così  l’Ocse nell’ultimo rapporto sulla zona euro a proposito dei rischi che pesano sulle prospettive di crescita. Anche l’aumento di misure protezioniste è segnalato tra i rischi. “Una più rapida soluzione sull’alto livello di crediti deteriorati in diversi Paesi sarebbe cruciale per facilitare lo sviluppo del credito e la trasmissione della politica monetaria. Anche se in discesa, sono sempre alti in alcuni Paesi colpiti dalla crisi. In Italia al momento sono più alti che in Irlanda”. “Un’accelerazione della soluzione agli npl è la chiave per espandere il credito bancario”, visto che l’alto livello è ancora un “problema per la stabilità finanziaria”. Peccato perché l’Eurozona sta crescendo in modo robusto e i Paesi dovrebbero approfittare dell’espansione per “migliorare la loro posizione di bilancio”. In particolare, quelli ad alto debito “dovrebbero assicurarne una discesa significativa”, consapevoli che “il consolidamento di bilancio è desiderabile quando i tempi sono buoni”, conclude l’Organizzazione per lo sviluppo, facendo intendere che si pensi all’Italia, mentre bisognerebbe anche semplificare le regole del Patto, “mantenendo la necessaria flessibilità per tenere in considerazione la situazione economica”.