L’Erasmus+, il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, ha festeggiato nel 2017 i propri trenta anni di vita. In questo periodo l’Erasmus ha avuto un impatto sulla società talmente grande, che è ormai corrente l’espressione “generazione Erasmus” per indicare coloro i quali, avendo partecipato a un’esperienza di mobilità e scambio attraverso il programma Erasmus, sono entrati in contatto con culture e paesi diversi e hanno appreso così i valori di libertà, democrazia e solidarietà sui quali l’Unione Europea stessa è fondata.

Nel periodo 2014-2020 l’Erasmus+ ha goduto di un budget pari a 14,7 miliardi di euro, con un incremento del 40% rispetto alla fase precedente, e per la prima volta ha fornito finanziamenti non solo a università e istituti di formazione ma anche a “partenariati innovativi”, cioè a consorzi e iniziative volte a creare sinergie tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, consentendo agli istituti d’istruzione superiore, ai formatori e alle imprese di promuovere l’innovazione e lo spirito imprenditoriale e di sviluppare abilità e qualifiche funzionali al mercato del lavoro.

L’attuale programmazione dell’Erasmus+ è destinata a terminare nel 2020 e una riformulazione del programma sarà necessaria. Ma in cosa consisterà esattamente? E quali cambiamenti sarebbero maggiormente auspicabili? Di recente il Parlamento europeo ha approvato un aumento del budget per l’Erasmus+ (attraverso l’impiego di fondi locali e sociali), affinché nuovi progetti non siano bloccati per mancanza di finanziamenti e altre iniziative (come il Corpo europeo di solidarietà) non gravino sulle risorse dell’Erasmus+. La risoluzione del Parlamento, inoltre, presenta alcune significative raccomandazioni.

  • I Paesi partecipanti al programma Erasmus+ dovrebbero impegnarsi ad assicurare una maggiore facilità nel riconoscimento dei crediti ottenuti dagli studenti in mobilità secondo il sistema ECTS. Ciò per facilitare ulteriormente gli scambi e rimuovere ogni barriera che possa impedire o scoraggiare la partecipazione degli studenti.
  • Il programma Erasmus+ dovrebbe dedicare quanto più spazio possibile all’apprendimento permanente (lifelong learning) per l’acquisizione di competenze che possano dare agli individui opportunità di crescita e lavorative e, al contempo, produrre un incremento dell’occupazione e in generale della crescita economica.
  • La formazione professionale dovrebbe essere ripensata in funzione dell’economia digitale, dell’industria 4.0 e dei più recenti sviluppi tecnologici.

Il Parlamento si è anche pronunciato favorevolmente circa la possibilità di inserire l’Erasmus+ in un accordo per garantire che la mobilità tra UE e Regno Unito continui anche dopo la Brexit. Il futuro dell’Erasmus+ si prospetta dunque più articolato e ricco, a beneficio di un numero sempre maggiore di cittadini europei e non.

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