Tanto tuonò che arrivò alla fine non la pioggia ma una bufera in piena regola. A leggere almeno i sondaggi pubblicati lunedì 18 febbraio sulle intenzioni di voto degli europei in vista delle prossime elezioni comunitarie del 26 maggio, gli europeisti hanno ben poco da stare allegri. A dispetto di quanto si mormorava dalle parti delle cancellerie dell’Ue, Popolari e Socialisti non avranno la maggioranza dei seggi alla prossima Eurocamera dopo il voto di maggio per le Europee. Lo dicono le prime proiezioni raccolte proprio dal Parlamento Ue, basate su sondaggi nazionali. Il Ppe scenderebbe dagli attuali 217 seggi a 183, i Socialisti (S&D) da 186 a 135, i Conservatori (Ecr) da 75 a 51, i Verdi da 52 a 45. Salgono i Liberali da 68 a 75, l’Efdd (dove c’è M5S) da 41 a 43, l’Enf (dove c’è la Lega) da 37 a 59. Nelle proiezioni i partiti nazionali sono assegnati nei gruppi politici esistenti.

La Lega sarebbe il primo partito italiano con più eletti alla futura Eurocamera, passando dagli attuali 6 eurodeputati a 27, ed il secondo dopo i tedeschi della Csu/Cdu che ne avrebbero invece 29. Lo dicono le prime proiezioni del Parlamento europeo sui seggi della futura Eurocamera dopo le europee a fine maggio, basate su sondaggi condotti nel nostro Paese nelle settimane precedenti. Il M5S salirebbero da 14 a 22. Crollerebbe il Pd che passerebbe da 26 eurodeputati a 15, Forza Italia scenderebbe da 11 a 7.

Il fronte sovranista guidato dai Conservatori Ecr e dal gruppo Enf al Parlamento europeo avanza. In base alle proiezioni, il fronte dovrebbe portare alla futura Eurocamera un nutrito gruppo di eurodeputati dai 120 ai 130, se si considerano anche i 12 di Alternative für Deutschland insieme ad altri partiti minori che potrebbe insidiare i socialisti. Ma tutto resta ancora da definire anche in considerazione – è stato sottolineato – di quello che faranno altri partiti o movimento come il M5S e Macron.

Ma la bufera vera è un altra.

Pochi ricordano che, presi come siamo dai sondaggi sulle elezioni europee dimentichiamo che il Parlamento Ue non legifera mentre decidono i governi. E quest’anno gli esecutivi e i capi di stato decideranno su quattro super poltrone che scadono: presidente della Commissione, presidente del Parlamento, presidente del Consiglio Ue e presidente della Bce. E ad oggi in 11 paesi su 27 vi sono al governo formazioni sovraniste, come ha ricordato Il Sole 24 Ore. Quindi conta chi conta in patria più di chi va a  Strasburgo. Il terremoto è solo iniziato. E se i sovranisti saranno in grado anche di condizionare il Parlamento Europeo la svolta euroscettica di un intero continente e del mercato unico è assicurata.

Sempre che i sondaggi abbiano ragione, evidentemente.