Servirebbe un santo patrono o addirittura la Madonna di Porto Salvo, colei che protegge i naufraghi, per mettere davvero in sicurezza l’Italia e i suoi principi democratici.

Per mesi ci siamo illusi che i veri problemi dell’Italia fossero la riduzione delle disuguaglianze, come accogliere i migranti, i porti chiusi, la collocazione del nostro paese nel continente, le riforme necessarie per modificare in chiave sociale l’Unione Europea. E invece in palio c’era solo chi deve comandare a Palazzo Chigi. La crisi del governo Conte alla fine è questo, con buona pace dei tanti che in questo anno, a cavallo delle elezioni politiche del marzo del 2018 e di quelle europee dello scorso maggio, si sono esercitati nel provare a dettare un’agenda di lavoro, una strategia per tenere insieme il giallo dei Cinquestelle e il verde della Lega. L’Europa e tutto ciò che stiamo provando a costruire con tante associazioni, la nostra Nuova Europa compresa, restano sullo sfondo, lontanissime, come un miraggio nel deserto. Lo erano prima, con quelli che a parole volevano rafforzare l’Unione, ma solo a parole. Lo sono oggi, nel caos dell’Italia della fine del secondo millennio.

 

Siamo un paese totalmente destrutturato. Solo pensare che ora i problemi dell’Italia siano generati dal leader della Lega Matteo Salvini e che per trovare un porto sicuro basti eliminare quello che gli approdi lo vuole chiudere è illusorio e sbagliato, ma questo accade. Chi ha accompagnato nel suo cammino il ministro dell’Interno è stato il Movimento Cinquetelle, il quale mentre annnciava il cambiamento, ha compiuto una fenomenale opera di spoil system all’interno dello Stato, mettendo prima ancora in discussione certezze acquisite, come il valore della competenza, l’utilità dei vaccini, l’importanza dell’Unione Europea, la crucialità del merito e dello studio.
Agendo da fronti opposti, la Lega da quello produttivo, ancora piuttosto al suo fianco con in prima fila Confindustria, il Movimento fa quella vasta fetta di società italiana precaria e dimenticata, le due componenti dell’esecutivo Conte, hanno brutalizzato quello che restava di umano nella nostra pur imperfetta di suo, società italiana. Con provvedimenti quali quota 100 e reddito di cittadinanza, non appaiati a misure che incentivassero davvero la nuova occupazione, hanno contributo ad aumentare lo spread tra chi lavora e avrà una pensione e chi quest’ultima se la sogna e per questo scappa all’estero. Insieme i due partiti, ma sopratutto la logica di conquista grillina, hanno minato con l’uso potente dei social e la proliferazione dell’ignoranza artificiale, il senso di comunità, il dovere di accoglienza, il diritto di farsi valere per i propri numeri e non per l’appartenenza ad uno schieramento, servizio peraltro che agli italiani purtroppo riesce benissimo perché così sono stati abituati dalla politica.
Ebbene ora qualcuno vorrebbe una clamorosa giravolta, cui ci hanno abituato da tempo Di Maio e compagni, vedasi euro, vincoli europei, Tav e opere pubbliche, affinché nasca un governo di salute pubblica che conduca alle elezioni anticipate e faccia la manovra, un esecutivo salva-Italia che per la verità sembra voler salvare solo le poltrone di deputati e senatori. L’Italia è un paese troppo importante per farsi prendere in giro ancora una volta da chi ha dimostrato di pensare più all’occupazione del potere che a quella di chi cerca un posto, è un paese sfibrato, lacerato da sentimenti contrastanti ma sicuramente incattivito, perché la Lega di Salvini ha agevolato il diffondersi di un sentimento razzista che rasenta il fascismo, mentre i Cinquestelle hanno instaurato una speciale dittatura della mediocrità, dove chiunque può diventare ministro, scienziato, medico. I danni di questa operazione si sentiranno per anni, molto dopo questa stagione di follia colllettiva sulle spiagge e sui social, ma intanto si provi a mettere in sicurezza almeno i conti pubblici, per evitare una bancarotta finanziaria che si accoppierebbe con una caduta sociale spaventosa. Il come lo deve decidere ovviamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma non sarebbe sbagliato, prima di riconsegnare l’Italia alle urne, trovare i 30 miliardi di euro che servono per la prossima manovra, abolendo i tre provvedimenti più discussi degli ultimi anni e probabilmente anche meno efficaci, quali gli 80 euro di Renzi, quota 100 della Lega e il reddito di cittadinanza del Movimento Cinquetelle, perché pur avendo finalità giuste non sono stati applicati bene e hanno comportato un aumento del deficit e del debito. Che sia poi il vincitore delle prossime elezioni a decidere come e se riattivare una di queste misure, consapevole che i problemi del paese, disuguaglianze crescenti, debito pubblico, evasione e istruzione totalmente da rafforzare sono ancora lì che attendono di essere risolti dal governo di turno.
Ma queste forse sono solo considerazioni ragionevoli in un mondo, specialmente quello nostro, che non lo è più.