No, la Storia non è sotto attacco. E non era certo una traccia di maturità a tenerla in vita, né sarà l’abolizione di questa a decretarne la morte. Il provvedimento non è dannoso, semplicemente non ha molto senso. Non si capisce perché dovrebbe essere sottratta la traccia storica all’esame, ma non si può neanche gridare all’oscurantismo se gli studenti non avranno l’occasione, nei giorni della prova di Maturità, di produrre una risposta da test di storia, solo un po’ più lunga. Perchè per me, che sono ancora fresco di Liceo e che non ho scelto la traccia storica, questa non è mai stata più di una qualsiasi domanda di Terza prova “allungata”. Anzi, quella traccia non mi ha mai fatto né caldo né freddo. L’anno scorso chiedeva di parlare della distensione di Moro e De Gasperi, due anni fa di analizzare il miracolo economico italiano, tre anni fa di parlare dei diritti delle donne partendo dal suffragio universale nel referendum Monarchia-Repubblica. In pratica, domande sul dopoguerra, che al Miur sembra essere molto caro, anche nonostante i vari passaggi di campanella. Qual è la contraddizione? Che, per esperienza personale, la Storia al Liceo si ferma al 1945. Si ferma in un bunker di Berlino. Gli argomenti successivi si studiano in pochi mesi e con la fretta di chi deve chiudere un programma in vista della Prova finale. La Storia dell’Italia Repubblicana e della Guerra fredda hanno pochissimo spazio, non per colpa dei professori ma per un difetto di struttura che non dipende certo da loro. Il problema è che un secolo come il Novecento non può avere spazio in due ore a settimana nei cinque mesi che vanno da Gennaio a Maggio. Senza contare le pause causate da eventuali assenze di professori, gite, ore di interrogazione ed imprevisti, il Novecento ha spazio in 40 ore di lezione. Un secolo come questo non può essere compresso in meno di 40 ore. Il dopoguerra non può essere spiegato in 20. Ed inoltre, il mese di Maggio del quinto anno è quello delle interrogazioni-aggiustamento. I voti sono già tutti inseriti, qualcuno si fa interrogare per passare da 5 a 6, da 6 a 7, da 7 a 8. La classe stanca ascolta passivamente e sa che le domande di Prova riguarderanno improbabilmente argomenti successivi a Yalta e Teheran. Gorbaciov è un “sentito dire”, Moro è “quello ammazzato che ripassiamocelo velocemente dopo Latino e prima di Matematica”. Gli studenti italiani, in media, non hanno idea di cosa sia successo nei cinquant’anni che hanno preceduto la loro nascita. Craxi è un detersivo e Pol Pot è un piatto tradizionale ungherese. E le tracce di storia non sono che una scelta “elitaria”, per chi è appassionato di quel periodo che si studia male e con fretta. Le tre tracce sopra elencate sono svolte da chi per passione si è andato ad approfondire qualcosa del “Secolo Breve” e quindi non rappresentano un “baluardo della memoria storica del Paese “. La polemica sul provvedimento del Miur non mi appassiona perché è l’intero sistema a non rendere la materia tale. Se si volesse rendere lo studio della Storia utile alla comprensione dell’attualità, la riforma dovrebbe, a mio avviso, essere questa: compressione della Storia Medievale e Moderna fino al ‘600, studiata nel terzo anno; ‘700 e ‘800 nel quarto anno; ‘900 nel quinto ed ultimo anno. Con una didattica che segua due binari principali: storia repubblicana italiana e guerra fredda. Oggi si conoscono la stretta attualità e le guerre mondiali. Come se leggendo un libro si conoscessero le vicende fino alla metà e poi il finale. Questa dovrebbe essere la rivoluzione didattica per rendere la Storia quello che dovrebbe essere.

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