Tratto dall’articolo di Roberto Giardina da Berlino per Italia Oggi
La Nuova Europa ha appena rilanciato l’allarme di Giuliano Amato sui rischi in Italia di un ritorno del razzismo, che dalla Germania arrivano gli echi di un nuovo preoccupante episodio di intimidazione nei confronti della comunità ebrea. Dopo aver ricevuto il suggerimento di coprirsi il capo a Berlino per evitare aggressioni, il bravissimo Roberto Giardina racconta su Italia Oggi, unico giornale ad aver riportato la notizia, di una nuova minaccia anti-sionista: quella nei confronti dei ristoranti giudei. Una cosa che mette i brividi, se si pensa che negli ’30 iniziò tutto così. Ecco il suo resoconto. 
Da anni, nessuno si stupisce che ci sia una pattuglia notte e giorno davanti alla sinagoga nella Oranienburgerstrasse. Né che le altre sinagoghe di Berlino siano protette. Spesso passo davanti a una libreria ebraica, e mentre mi fermo a guardare i volumi esposti in vetrina, due agenti mi tengono d’occhio. E anche questo è normale. Accade da anni. Ma ora ci dovrà essere un poliziotto di guardia davanti a ogni negozio ebraico?, si chiede il Tagesspiegel, il più importante quotidiano della capitale. A giugno, Frau Merkel e il suo ministro degli interni, il bavarese Horst Seehofer, si sono affrontati sul problema dell’emigrazione, e si è giunti quasi a una crisi di governo, evento mai avuto nella storia della Repubblica federale. Il compromesso finale è solo di facciata, benché ai punti abbia finito per prevalere il falco Horst.Quanto avviene a Berlino, e altrove nel paese, dimostra che la realtà quotidiana è diversa, e inquieta l’opinione pubblica. Si ripetono gli episodi di antisemitismo, agli ebrei viene consigliato di non farsi riconoscere come tali per strada. Dopo le manifestazioni innanzi al Reichstag e alla Cancelleria per protesta contro la decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, si reagì con sdegno. Non era possibile accettare che venissero bruciate le bandiere di Israele. Ma mesi dopo nulla è cambiato. Un ristoratore israeliano è subissato da minacce via internet, ma nessun provvedimento è stato preso contro i responsabili.

Yorai Feinberg, 36 anni, è venuto di recente da Israele per aprire il suo locale nel centrale quartiere di Schöneberg, nella Fuggestrasse, non lontano dalla storica pensione dove abitò Christopher Isherwood, l’autore di Good by Berlin, da cui fu tratto il musicale e poi il film Cabaret. Tutto è cominciato un sabato sera. Un uomo davanti all’ingresso ha lanciato a lungo minacce e insulti contro gli ebrei che tornano a Berlino, e che massacrano i palestinesi. L’amica di Yoral ha registrato la scena con il cellulare, e il video di sei minuti è stato consegnato alla polizia. L’uomo, un tedesco di 60 anni, è stato arrestato, già noto per piccoli reati, ed era ubriaco. Denunciato per disturbo alla quiete pubblica e minacce, il processo deve ancora cominciare. Del caso si è occupata la comunità ebraica, e l’ambasciatore d’Israele in Germania. All’inizio Feinberg ha ricevuto diverse testimonianze di solidarietà. Un incidente senza importanza?

Ma da allora, il ristoratore continua a ricevere minacce, anche di morte, in gran parte di immigrati musulmani: «Il tuo locale verrà bruciato», «Verrai gasato», «Solo i tedeschi credono ai campi di sterminio». Alcuni chiedono il boicottaggio delle importazioni da Israele. Feinberg le ha raccolte in un dossier di 31 pagine che ha consegnato di nuovo alle autorità. Ma non è avvenuto nulla. «Difficile identificare gli autori», si giustificano gli inquirenti. Ma in realtà, richiederebbe solo un minimo sforzo risalire ai computer da cui sono partite, e continuano a giungere le minacce. Sono stati identificati solo undici, ma anche contro di loro si è deciso di non procedere. La situazione è paradossale: per paura di essere accusato di razzismo se si denunciano i problemi creati dall’arrivo di molti profughi musulmani, si finisce per non voler vedere quanto accade.