“La situazione in Siria resta seria, anzi critica: poche centinaia di chilometri si frappongono tra uomini russi e uomini americani sul terreno”. A fotografare così la situazione in Siria dopo l’attacco di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia è l’ex capo del Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza interna ed esterna) Giampiero Massolo, che ospite di ‘Mezz’ora in più’ su Rai3 ha sottolineato, come riportato da HuffPost: “Raramente, purtroppo, esistono delle sceneggiate, la situazione può sempre sfuggire di mano”. Massolo riconosce che le modalità dell’attacco sono state sicuramente di “comunicazione reciproca” tra Washington e Mosca e che tutta l’azione “è stata fatta con grande sagacia e cautela per evitare di travalicare la linea rossa, cioè per non colpire cittadini russi”. Tuttavia, sottolinea il diplomatico, “fatto che esistono i defibrillatori non significa che gli infarti siano meno gravi”.

“Il fatto che con 100 missili ci sarebbero soltanto sette feriti rende evidente che è stata un’operazione intelligente, sagace, ma non per questo sul terreno non resta una situazione di tensione”, secondo Massolo ma secondo il direttore dell’Ispi, la crisi siriana interseca almeno quattro piani. “Il primo è quello siriano: ricordiamo che la crisi è nata come una rivolta contro il governo, sull’onda delle primavere arabe, che poi si è trasformata in guerra civile. Su questa guerra civile, dato che la Siria ha una posizione strategica, si sono inseriti gli interessi dei Paesi confinanti”; poi c’è il conflitto regionale come secondo piano: “la grandissima situazione di tensione tra sciiti e sunniti e quindi tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Poi c’è il piano terroristico, con Isis e Al Qaeda che sono vivi, e poi c’è la rivalità tra Stati Uniti e Russia’’.

Cosa ha provocato l’attacco in Siria? “Questa guerra – ha risposto Massolo – ha provocato vari riallineamenti: un primo riallineamento è che lo spazio fisico tra Stati Uniti e Russia si è molto abbreviato”. L’intervento in Siria è stato accompagnato negli ultimi giorni da un dibattito sull’autorizzazione o meno all’attacco, in relazione alla posizione assunta dall’Italia. “Ci sono modalità e modalità, ma ci vuole comunque un consenso. Un conto è dare il consenso per mandare un aereo armato a bombardare la Libia, un altro è il consenso per il pattugliamento del Mediterraneo. In generale non esistono governi che non hanno responsabilità di fronte anche alle opinioni pubbliche”, ha concluso Massolo.

Massolo sottolinea come le vicende di questi giorni “ci devono portare a una conclusione, cioè che l’interesse nazionale e la sicurezza nazionale sono frutto di ragioni obiettive e al di là del dibattito politico sui temi della politica estera c’è più unione di quanto non sembra ed è bene che sia così”.