di Masha Musil

In un Paese che stenta a uscire dalla crisi economica, abituato più a denigrarsi che a riconoscersi, con tv e social che rilanciano gli insulti degli uni contro gli altri, Sergio Mattarella lancia un segnale di speranza: il mondo ha fiducia nell’Italia, dobbiamo averne anche noi. Seduto in una saletta del piano terra della palazzina Gregoriana, l’ala più antica del Quirinale, senza scrivania ma con un bell’albero di Natale alle spalle, il Capo dello Stato non si nasconde i problemi del Paese, dalla disoccupazione alle crisi aziendali, ma chiede di non perdere la speranza. Le condizioni ci sono: l’identità italiana è fatta di “sapienza, genio, armonia, umanità”. Non a caso in questi tre anni si sono celebrati e si celebreranno tre geni dell’umanità che proprio l’Italia ha tenuto a battesimo: Leonardo da Vinci, Raffaello e Dante Alighieri.

Ma l’Italia non è solo il suo passato, deve partire dalle sue qualità, dai suoi valori, per costruire un futuro che, nota il Capo dello Stato, è già qui. Nelle prossime ore muoveremo i primi passi negli anni Venti del secolo. I giovani l’hanno capito, per questo lottano contro i cambiamenti climatici. Per questo dobbiamo dare loro fiducia ma anche responsabilità, evitando di considerarli sempre troppo piccoli per dire la loro e cercando di invertire i dati dell’esodo verso l’estero di cui si è scritto poche settimane fa.

Per avere fiducia in noi stessi e disegnare un futuro migliore, però, “dobbiamo impegnarci attivamente nel comune interesse”, “con spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà”. Anche le istituzioni devono aiutare, evitando sterili polemiche e “assicurando invece decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini”. Ma il senso di responsabilità non si deve chiedere solo alla politica, spesso specchio del Paese, deve venire anche da “singoli cittadini, imprese, formazioni intermedie, associazioni”.
Mattarella non nasconde i problemi dell’Italia: il lavoro che manca, il divario Nord-Sud, le crisi aziendali, il rilancio del sistema produttivo. Ma “vi è un’Italia spesso silenziosa che non ha mai smesso di darsi da fare”. A questa bisogna guardare, sostenendola e non limitandosi a stuzzicare i sentimenti negativi, di ripiegamento, di paura e di timore del declino.

Mentre gli italiani stavano per sedersi al cenone, tra lenticchie e spumante, il Presidente della Repubblica ha poi richiamato un valore fondamentale troppo spesso snobbato e guardato con sufficienza: il civismo. Se l’anno scorso aveva tirato le orecchie a chi parla a sproposito di buonismo, ricordando che bisogna avere il coraggio dei buoni sentimenti, quest’anno Mattarella ha lodato il senso civico che è “rispetto delle esigenze degli altri e rispetto della cosa pubblica”, “argina aggressività e prepotenze, lacerazioni delle regole della convivenza”. Un senso civico che andrebbe esercitato anche da chi frequenta i social media, evitando la diffusione di odio e notizie false.
“Preparazione e competenze” sono poi due parole chiave per il futuro del Paese. Spesso si legge che l’ascensore sociale si è bloccato, per questo il presidente ha lodato i tanti centri di cultura e ricerca, dalle università alle istituzioni culturali, ma ha chiesto che esse siano, veramente, “disponibili a tutti”, che la cultura non sia relegata in piccole nicchie elitarie ma torni ad essere tessuto sociale comune.
Mattarella ha concluso con un saluto a un italiano eccellente, Luca Parmitano, che guida la stazione spaziale internazionale, esempio di una leadership italiana in un settore di tecnologia avanzatissima. E ha voluto ricordare le sue parole: dallo spazio, ha detto l’astronauta, “appaiono incomprensibili e dissennate le inimicizie, le contrapposizioni e le violenze in un pianeta sempre più piccolo e raccolto”. Una lode al multilateralismo, ma anche alla solidarietà, che è la cifra del presidente della Repubblica.  (riproduzione riservata)