Natura, storia, archeologia, misticismo e adrenalina: è lo strano mix di ingredienti che caratterizza un bellissimo giro in bici sui monti Simbruini nell’alta Valle dell’Aniene sopra Subiaco.
Siamo a un’ora di macchina da Roma, nel cuore dei Simbruini (oggi Parco regionale), in una delle aree più ricche d’acqua di tutto il Lazio. E’ un territorio che racconta una storia plurimillenaria, dove la natura si confonde con gli interventi dell’uomo stratificati nel tempo. Da qui in epoca romana partivano tre dei nove acquedotti che servivano l’urbe, tra cui, il più noto, quello dell’Acqua Marcia. E’ in questa gola profonda e verdissima, colonizzata da una vegetazione lussureggiante, che nel primo secolo dopo Cristo l’imperatore Nerone si fece costruire una delle sue più eccentriche residenze extra-urbane. La villa sorgeva sul fiume. Con fantasia quasi teatrale gli architetti e gli ingegneri al servizio di Nerone sfruttarono le acque dell’Aniene per formare attraverso un sistema di dighe tre diversi laghi artificiali, i “Simbruina Stagna” (ne parla Tacito negli Annales). E’ la villa che ha dato il nome a Subiaco (“Sublaqueum”).
Ed è qui, in questa gola ancora oggi poco antropizzata, che tra il quinto e il sesto secolo dopo Cristo Benedetto da Norcia, poi santo e poi patrono d’Europa, si ritirò in eremitaggio in una grotta del monte Taleo sulla sponda destra dell’Aniene dopo aver conosciuto da giovanissimo la dissoluzione dei costumi di Roma. Era il luogo ideale per la contemplazione, la preghiera, l’ascetismo. Siamo agli albori del misticismo cristiano. L’antro è poi diventato famoso come il “sacro speco” (“limen paradisi”, diceva Petrarca), primo nucleo del complesso monumentale del monastero di San Benedetto, costruito a partire dal sesto secolo. Poco sotto sorge il monastero di Santa Scolastica, sorella gemella di Benedetto. Qui è nata la “Regula” benedettina dell’”Ora et labora”. E’ a partire da qui che generazioni di monaci benedettini amanuensi hanno dato, nei secoli a seguire, un contributo determinante alla conservazione e alla trasmissione della cultura, trascrivendo e decorando a mano su pergamena i classici del cristianesimo e del mondo antico. E’ nei monasteri benedettini di Subiaco che nel 1465 ha visto la luce il primo libro stampato in Italia (il “De Oratore” di Cicerone) grazie all’introduzione della macchina da stampa, l’invenzione con cui dieci anni prima, nel 1455, Johannes Gutenberg da Magonza aveva rivoluzionato il metodo di riproduzione e diffusione dei testi.
Il punto di partenza del nostro giro sono le rovine della villa di Nerone all’inizio della strada in salita che da Subiaco porta a Jenne, passando per i monasteri di Santa Scolastica e di San Benedetto. Il giro può essere configurato in tante variazioni, secondo il tempo a disposizione, il grado di allenamento, le preferenze personali riguardo al mix di componenti, tra pedalata e puro turismo. Nella configurazione più breve è un giro di 32 chilometri e 700 metri di dislivello in salita. E’ quindi un giro corto, ma di medio impegno. L’itinerario è misto: sterrato e asfalto. La bici consigliata è la mountain bike o la ibrida. Poco indicata la bici da corsa. Per i meno esperti può essere di aiuto la bici a pedalata assistita. Non c’è segnaletica. Tuttavia seguire la descrizione è facile. Il grado di probabilità di perdersi è davvero basso.
L’itinerario può essere arricchito con tante varianti. I Simbruini – un’area di pregio a un tiro di schioppo da Roma – sono anche un grande parco giochi a cielo aperto per gli amanti della bici e del trekking. Il giro, per esempio, può essere abbinato ad un breve trekking, che consente di risalire fino alle sorgenti dell’Aniene. Lì ci si ferma smarriti di fronte al mistero di un rivolo d’acqua che sgorga da una piccola fessura nel terreno in mezzo ad una splendida faggeta a 1250 metri sul mare. Tra le tante varianti è possibile salire, attraverso una delle strade più belle di tutto il Lazio, fino a Campo dell’Osso, sopra Livata, e da lì al monte Autore (1.850 metri), la vetta più alta della provincia di Roma.
Davanti alle rovine della villa di Nerone, oggi in stato di semi-abbandono, c’è un piccolo spiazzo dove è possibile parcheggiare la macchina. Da lì si sale verso Jenne, ma dopo appena un centinaio di metri si lascia la strada principale, per prenderne un’altra, più piccola, che scende sulla destra verso il fiume. Percorsi un paio di chilometri, si lascia anche questa stradina, scendendo sempre sulla destra verso il corso d’acqua. E’ una sterrata che con un paio di tornanti e attraverso un ponticello di legno ci porta dall’altra parte del fiume, sulla sponda sinistra. Seguendo un sentiero (a piedi perché dopo il ponte non è più pedalabile), si arriva dopo qualche centinaio di metri alla prima bellissima tappa: il lago di San Benedetto. Protetta dall’ombra di una vegetazione fittissima, si apre una grande pozza, formata da una cascata dell’Aniene. Qui, secondo la tradizione, San Benedetto – scendendo dal suo antro – veniva ad immergersi per un bagno refrigerante. L’acqua è limpida, cristallina, verde smeraldo. E’ gelida anche in piena estate. E ciò nonostante un tuffo nel laghetto è un’esperienza da non perdere. Il primo impatto vi lascerà letteralmente raggelati . Ma già dopo pochi secondi apprezzerete l’effetto adrenalinico dello shock termico.
Tornando sui propri passi, si riprende la strada in salita che avevamo lasciato. E’ asfaltata ancora per un paio di chilometri fino ad un piccolo impianto dell’Enel. Poi diventa sterrata. Corre in un gradevole saliscendi lungo il corso del fiume. Pedalare avendo nelle orecchie il fruscio dell’acqua e il fruscio del vento nelle fronde degli alberi è un altro dei piaceri che offre questo itinerario. Mano a mano che si risale, la gola si apre, offrendo radure luminose, prati sulla riva del fiume e pozze di acqua chiara e fresca, dove è possibile fare il bagno. Dopo circa 12 chilometri, prevalentemente in salita, lo sterrato sbuca su una strada asfaltata (la provinciale 193). A sinistra si va verso Vallepietra – Jenne; a destra verso Trevi – Filettino. Qui si incrocia il Cammino di Benedetto, l’itinerario percorribile a piedi o in bici che in 310 chilometri porta da Norcia a Cassino. Basta attraversare la provinciale, per trovarsi in un altro punto topico del nostro giro: Comunacque (“Ad communes aquas”). E’ il punto in cui un affluente dell’Aniene, il Simbrivio, confluisce nell’Aniene. Attraverso un antico ponte romano si passa il Simbrivio e si entra in un’area in cui un occhio esercitato può ancora oggi intravedere, confusi nella vegetazione, i resti di insediamenti di epoca romana e medievale. Dopo circa 500 metri il sentiero ci porta (solo a piedi) ad un’altra meraviglia: la cascata di Trevi. L’Aniene fa un altro salto e forma un altro laghetto. Qui gli ingegneri romani captavano l’acqua da portare fino a Campo Marzio. Per chi se la sente, la tappa merita senz’altro un altro bagno tra giochi di luce e lo scroscio fragoroso dell’acqua.
Ripresa la provinciale, si pedala su asfalto per circa tre chilometri fino ad un bivio. A sinistra, in salita, la strada porta al grazioso borgo di Jenne (850 metri sul mare), che domina in posizione panoramicissima l’alta Valle dell’Aniene. Vi aspettano circa 4,5 chilometri di salita, asfaltata e non ripida. Per chi abbia nelle gambe un po’ di allenamento è dolce e gradevolissima; per i meno allenati in questo tratto è concentrato il grosso della fatica. A Jenne potete fare una tappa per rifocillarvi nel bar del paese. Da lì in poi è godimento allo stato puro. Una lunga discesa su una strada paesaggisticamente bellissima che percorre la valle dell’Aniene vi riporterà alla villa di Nerone e quindi alla macchina. Incontrerete a scendere prima la chiesetta di San Giovanni dell’Acqua e poi – tappe obbligate per chi voglia fare anche un po’ di turismo – il monastero di San Benedetto e quello di Santa Scolastica. Prendetevi un po’ di tempo per la visita: è un “must”. Tornerete a casa più ricchi di quanto lo eravate prima di partire.