I numeri non sono di destra né di sinistra e 37%, 25% e 14%, rispettivamente le quote sulle richieste dei migranti ricollocati in Germania, Francia e Spagna a marzo 2018, spiegano il ‘mare oscuro’ dell’Europa e lo scontro senza precedenti tra i paesi fondatori. Comunque la si pensi, l’Italia merita da tempo un premio Nobel per la Pace, o quanto meno se ci fosse come per gli Oscar, alla carriera, per quanto ha fatto praticamente da sola in questi anni nell’accoglienza dei migranti, e non certo le accuse di Parigi e Madrid e il silenzio di Bruxelles sul caso #Aquarius. Parlano da soli i ricollocamenti dal nostro paese (solo 12.582 su 34.953, quasi uno su tre), la spesa affrontata (5 miliardi quest’anno di cui solo 80 milioni europei), il numero delle persone presenti nelle strutture italiane (176.000 nel 2016, 183.000 nel 2017) in attesa di altri lidi. L’Italia è da tempo un hub nel Mediterraneo per tutto il resto d’Europa, almeno dal 2015, dopo che il corridoio dell’Est è stato chiuso dal gruppo di Visegrad e il governo di Parigi ha serrato i suoi confini per motivi soprattutto di sicurezza.

Insomma l’accoglienza è bella a casa d’altri. Se tutti i paesi europei non si impegnano allo stesso modo, la gestione dell’immigrazione sarà la vera causa dell’implosione dell’Unione. Altro che piano B per l’uscita dall’euro. Non si sa se Matteo Salvini abbia capito quanto profonda è la piaga in cui ha messo il dito, dirottando la nave con oltre 600 profughi verso l’accudente Spagna, ma di sicuro ci sono altri numeri che paiono dare ragione al ministro degli Interni, che governa mentre gli altri parlano, sul tasso di solidarietà dei paesi che oggi fanno la morale all’Italia per aver chiuso i porti alle Ong battenti bandiera straniera ma che purtroppo da tempo hanno deciso per una società meno multiculturale.
La Francia di Emmanuel Macron, che ha parlato di atteggiamento di Roma irresponsabile, dimenticandosi dell’irruzione a Bardonecchia e dei cani a Ventimiglia, attualmente degli oltre 12.000 migranti ricollocati sui 34.000 in attesa, ne ha accolti 640, proprio così, poco più dei disperati dell’Aquarius, mentre la Spagna, sono sempre le cifre aggiornate del Viminale a parlare, che ha parlato di comportamento penalmente rilevante, ha aperto le porte finora solo a 225 immigrati provenienti dal nostro paese. La non memorabile classifica, per la vergogna che dovrebbero provare tutti i paesi europei, nessuno escluso, nei confronti di Italia e Germania, è guidata da quest’ultima con 5.435 ricollocati, seguita dalla Svezia con 1.408 persone accolte nel suo territorio. L’Austria, che ha minacciato di schierare i carri armati al Brennero, e si appresta a presiedere l’Ue forse verso il disastro finale, ha accolto meno migranti della Romania, e questo non deve sorprendere, vista la politica di chiusura che sta portando avanti. In un Europa chiusa a riccio, dove ci si è dimenticati completamente di abolire i confini del mare Mediterraneo, una volta che si attuava il mercato unico senza frontiere terrestri, la piccola Italia si è occupata da almeno tre anni in pianta stabile di salvare vite umane in giro per le acque internazionali maltesi e greche, mentre tutti voltavano la testa dall’altra parte.
Da allora un salvataggio su due è stato compiuto da Guardia Costiera o Marina Militare. Dunque il governo italiano, mentre traballa il neonato rapporto Conte-Macron insieme ai difficili legami tra i due paesi cugini, ha tutto il diritto di parlare.

Può non essere il miglior modo alzare la voce come ha fatto il ministro degli Interni, sostituendosi in una sola volta al premier Giuseppe Conte e al collega titolare della Difesa, per non dire del Capo dello Stato, che è pur sempre il Capo supremo delle Forze Armate, ma il suo atteggiamento muscolare in una crisi molto grave, assomiglia da vicino a quei pugni sul tavolo mai dati, che retoricamente da anni si chiedono di battere a Bruxelles, quando invece bastava farlo comodamente dalla propria scrivania a Roma. La destra sembra fare quello che sognava e non ha fatto il Pd di Matteo Renzi: governare e non farsi governare nell’Ue, dove un gruppo di burocrati fedeli solo alle loro regole superate e a Berlino, si appresta all’ultima resistenza di fronte allo sciagurato ritorno degli stati nazione. Se continua così non ci sarà partita.