Quest’anno a Ventotene è stata riaperta la mensa “Europa”, quella stessa mensa dove Spinelli e gli altri federalisti come Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e tanti altri, si ritrovavano a mangiare i pasti grami del confino, mentre consolidavano intanto quelle che sarebbero diventate le fondamenta del loro impegno nel progetto politico di un’Europa federale, libera e unita. Nella piazza Castello, la piazza del comune di Ventotene, venerdì 8 Settembre è stata allestita una grandissima tavolata a forma di “E”, come Europa, come l’etichetta di quella mensa.
L’evento “A futura memoria della mensa E” riporta in locandina “Ventotene non solo “ricetta” di libertà e di pace, ma luogo di testimonianza e di riscatto per tutti coloro che, opponendosi alle sopraffazioni, difendono con dignità le proprie idee.”
Hanno partecipato alla cena in questo scenario commovente, i più di 150 partecipanti al seminario nazionale e internazionale di Ventotene, i cittadini dell’isola, le cariche istituzionali del Comune e i rappresentanti dell’Istituto Spinelli, del Movimento Federalista Europeo, della Gioventù Federalista Europea, dei Jeunes Européens Fédéralistes e del World Federalist Movement.
Questo evento non è stato che l’intensa conclusione di un seminario di cinque giorni sul federalismo, giunto oramai alla sua trentaseiesima edizione, che ogni anno ospita ragazzi da tutto il mondo sulla piccola isola.
È nel 1982, alla consegna a Sandro Pertini e Giulio Santarelli della medaglia commemorativa del 40° anniversario del Manifesto, che Altiero Spinelli suggerisce di far diventare l’isola sede di iniziative di formazione federalista per i giovani. Il primo seminario sperimentale si terrà nel settembre dello stesso anno e da quel momento l’isola diventerà il luogo dell’incontro, della formazione, dell’elaborazione del pensiero a fondamento della futura battaglia per l’Europa unita.
Quest’anno tra i tanti ospiti accademici e istituzionali intervenuti durante la summer school, ricordiamo: i sottosegretari Gennaro Migliore e Benedetto Della Vedova; il parlamentare europeo Brando Benifei; il presidente dell’Istituto Spinelli Giorgio Anselmi e della Nuova Europa Roberto Sommella; i segretari della GFE e del MFE, rispettivamente Antonio Argenziano e Luisa Trumellini; il sindaco di Ventotene Gerardo Santomauro, Michele Ruta della Banca Mondiale, il Vice-direttore della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini.
Ventotene in questi giorni racchiude una serie densissima di significati: è custode della memoria e laboratorio attivo di progettazione politica. Nell’arco di due chilometri è possibile rinvenire il passato, il presente e il futuro di ciò che siamo e possiamo essere come europei.
È l’isola del Manifesto, del confino, del ricordo di due grandi uomini che sono stati una guida per molti, le cui spoglie sono custodite oggi nel piccolo cimitero del comune: Altiero Spinelli e Luciano Bolis.
In particolare, è il luogo per riflettere, per confrontarsi con centinaia di giovani sul futuro e, sopra ogni cosa, è una palestra di vita perché rappresenta un’occasione unica per imparare a servire una causa.
Sono tante le persone che passano e si fanno irruzione a vicenda nelle rispettive vite scambiandosi pensieri (importanti e diversi) tra paesi lontani migliaia di chilometri o appena qualche quartiere, lasciandosi un ricordo di questa indimenticabile fuga dalla routine.
In alcuni partecipanti del seminario però non rimane soltanto l’altro e la fuga dal presente in un sogno senza tempo, ma fanno irruzione le idee. Le idee di una battaglia ancora nuova, dal sentore rivoluzionario. Le idee che camminano sulle spalle di anziani e giovani che hanno la stessa identica determinazione. Si definiscono “militanti” e hanno l’obiettivo di creare un mondo giusto e di pace attraverso la Federazione europea.
Questo incontro, se si è fortunati, può cambiare la vita.
Nell’ombra, lontano da qualsiasi riflettore, si vede all’opera la macchina dei volontari che si muove e lavora. Ogni edizione si rinnova, ma rimane anche sempre sé stessa. Ragazzi che si dedicano ad una fatica immane senza ricevere niente in cambio, senza la gloria di una menzione.
Per queste persone e per molti vecchi militanti occorre un rispetto senza tempo.
Loro sono l’esempio di ciò che rappresenta l’impegno politico disinteressato. C’è chi dice che il seminario di Ventotene non potrà essere infinito. Vero, ma il seme che è stato piantato continua a crescere con e nelle nostre azioni quotidiane.
Alla fine rimangono un paio di certezze, che “l’Europa non cade dal cielo” e che questa rivoluzione si fa con la perseveranza: su quest’isola non si parla di sogni, ma di un impegno concreto per l’avvenire. La Federazione europea non è un’utopia, ma rappresenta una possibile risposta razionale ai problemi del nostro tempo. Passando un testimone immaginario, di anno in anno, viene ricordato ai ragazzi di impegnarsi e di responsabilizzarsi, perché è chiaro che il futuro appartiene a loro. Osservando gli evidenti limiti delle attuali generazioni nei luoghi di potere, dovranno essere i giovani di oggi, con il sostegno di quelli consapevoli di ieri, a decidere il corso della storia. Sappiamo tutti che dobbiamo smettere di pensare in ottica nazionale in un mondo globalizzato, così il primo passo del seminario è teorico: “se il dominio delle idee è rivoluzionato, la realtà non può restare così com’è”. Il secondo passo spetta solo a coloro che decideranno di impegnarsi, lottando ancora con dignità per le proprie idee, trainando le correnti della storia di un continente alla deriva contro una politica sempre più miope. Sulle ali dell’entusiasmo soffiano dall’isola queste idee e dovremmo ormai aver capito che “il vento non si ferma neanche se gli alberi vogliono riposare”.
E da Ventotene tira davvero aria di tempesta.