“È davvero un grande piacere incontrarvi, anche per respirare un po’di ossigeno culturale, ben delineato in questi interventi – di cui sono grato -, anche esponendo, raffigurando l’importante, necessaria, affascinante varietà delle vocazioni e dei campi di impegno delle varie case editrici.”

Lo ha affermato questa mattina 25 marzo 2025, in apertura del suo discorso,  il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo la Quirinale una delegazione dell’Associazione italiana editori.

“I numeri che poc’anzi lei ha indicato – Presidente Cipolletta – sono eloquenti: oltre 5 mila editori, grandi e piccoli. Ecco, vedere in prima fila il rappresentante dei piccoli editori e un grande editore, di una casa editrice grande, è significativo.

Vi è una grande varietà, ma quello che accomuna tutte le case editrici è essere davvero un presidio di libertà e di promozione di cultura, di promozione dei diritti. È una indispensabile condizione per qualunque Paese. E per il nostro è curato in maniera attenta dalle case editrici.

Questo presidio di libertà e di diritti, che attraverso i libri si esplica e si realizza, è davvero un elemento indispensabile per la nostra democrazia.

Anche gli altri numeri sono significativi, Presidente. Quello di oltre 70 mila novità ogni anno, quello di 160 milioni di libri acquistati in un anno, anche se auspicabilmente in crescita, seppure purtroppo con difformità tra le regioni e le aree del nostro Paese, che speriamo vengano superate per equipararsi tutte quante al massimo.

Sono numeri di estremo, di grandissimo significato, che dimostra che gli editori sono elemento di trasmissione di cultura, di crescita, sotto diversi profili: economico – naturalmente, anche – ma sociale e culturale.

Le iniziative che lei poc’anzi ha illustrato e ha ricordato, le varie iniziative prese dagli editori sul piano sociale sono significative e preziose. Ricordo quella – incentrandovi l’attenzione – di “io leggo perché”. Che in questi nove anni siano state raggiunte 2500 scuole e siano stati donati centinaia di migliaia – mi pare abbia detto 700 mila – di libri alle biblioteche scolastiche è un grande contributo non soltanto alla funzionalità, all’efficienza, alla possibilità di approfondimento delle scuole, ma anche alla esortazione ad avvicinarsi ai libri sempre di più.

È quindi vera l’immagine dei due pilastri, che va raccolta.

L’editoria raffigura, esprime la libertà di espressione; postula la difesa del diritto d’autore. Come lei ha detto, vi sono state interessanti, preziose misure da parte dell’Unione Europea. C’è un terzo elemento che questo richiama – ne è stato fatto cenno -, quello della vicinanza e del sostegno da parte delle istituzioni nella consapevolezza di quanto sia importante per il tessuto del nostro Paese – del suo tessuto civile, sociale, democratico, culturale – la diffusione del libro.

Lei ha detto che c’è un’apertura alla innovazione, alle grandi opportunità offerte dalla intelligenza artificiale. Ancor di più, queste grandi, affascinanti novità, che si sviluppano, richiedono un grande impulso per la lettura e per i libri; rendono sempre più necessario il ruolo dei libri.

Ne è una dimostrazione quanto avviene – è stato indicato poc’anzi – nella editoria scolastica e universitaria, con questa tendenza che affiora di rivolgersi ad appunti, a sommari di manuali, a strumenti che riducono la portata di trasmissione culturale.

Non sempre si tratta di tentativi di aggiramento dello sforzo di studio e di preparazione. C’è anche la difficoltà per molte famiglie di avvicinarsi in maniera efficace e completa alla disponibilità dei libri. È anche questo un tema che richiama il ruolo delle istituzioni, perché quello è un elemento, un ingrediente indispensabile per la vita del nostro Paese.

Questa condizione che è stata indicata, indica un rischio di depressione culturale, di attenuazione dell’approfondimento culturale.

Ieri mattina ho incontrato una platea di numerosi studenti e, pur parlando di agricoltura, mi sono permesso di fare – fuori tema – una deviazione di argomento. Parlando della tendenza che vi è – sappiamo che si manifesta in maniera principe con i messaggi nei telefonini da parte dei nostri giovani – di contrarre le parole, di ridurle a poche lettere, quasi di simboleggiarle. Ora, questo rischio di liofilizzare le parole impedisce al pensiero di esprimersi compiutamente, con tutta la ricchezza espressiva che può trasmettere e può diffondere.

Ecco, proprio questo pericolo di sterilizzare il pensiero sottolinea, ribadisce, riafferma l’importanza del libro come elemento di stimolo all’apprezzare, acquisire e far propria una vera, compiuta capacità espressiva.

Il pensiero, tra l’altro, è un’esigenza fondamentale perché è chiamato, d’ora in avanti, a governare gli strumenti dell’intelligenza artificiale. E senza un pensiero che si sviluppi adeguatamente e sia in grado di esprimersi appieno questo governo sarebbe davvero difficile, sarebbe ribaltata l’influenza fra le due sponde del pensiero della persona e degli strumenti di intelligenza artificiale.

Questo comparto, questo impegno, queste esigenze riguardano il futuro della nostra Italia e devono essere ai primi posti dell’attenzione della vita istituzionale.

Vorrei concludere – nel salutarvi – ricordando come l’importanza della lettura sia stata illustrata con efficacia da Umberto Eco, scrivendo che chi non legge vive una sola volta, chi legge vive migliaia di anni – non ricordo letteralmente la citazione -; era presente quando Caino ha ucciso Abele, era presente – scrive – quando Renzo ha sposato Lucia, era presente quando Leopardi guardava il colle dell’infinito.

La raffigurazione è efficace: chi legge non vive più a lungo, non vive molte vite, ma certamente vive in maniera piena.

Per questo è indispensabile il libro e il sostegno all’editoria e l’attività che voi svolgete.

Grazie per quanto fate per la cultura del nostro Paese. È davvero un contributo prezioso per la nostra vita.”