Il forum che si terrà a Roma il 13 ottobre su «Cina e Ue. I nodi politici ed economici nell’orizzonte della “nuova via della seta” e di una “nuova mondializzazione”», promosso dall’Accademia di marxismo cinese presso la CASS (Chinese Academy of Social Sciences) in collaborazione con l’associazione “Marx XXI”, il sito marx21.it e le edizioni MarxVentuno, nonché dalla Fondazione Gramsci, affronta i nodi fondamentali di un tornante della storia della nostra epoca. Si tratta infatti, come sottolinea Fabio Massimo Parenti (La nuova via della seta come proposta strategica di un mondo multipolare), di “una scelta strategica tra la via delle armi e la via della seta”, tra “un modello di cooperazione commerciale, finanziaria e politica volto all’interconnessione, all’innovazione e, in ultima analisi, a creare condizioni materiali di sviluppo diffuso e di mutuo vantaggio” e un ordine mondiale caratterizzato da cambi di regime (attraverso “rivoluzioni colorate” [1], che hanno segnato fortemente l’ultimo trentennio, dall’89 in poi) e militarizzazione spinta del mondo, di cui l’escalation dell’allargamento della NATO verso Est è uno degli aspetti più inquietanti.
Questo “IV Forum europeo” tende a definire e precisare meglio i contorni e i problemi di due importanti aree del mondo, Cina e Ue, e del loro rapporto reciproco. I marxisti cinesi [2] sono da alcuni anni particolarmente impegnati a promuovere momenti di incontro e dibattito con i marxisti e centri studi legati alla tradizione del movimento operaio e democratico in Europa. L’Accademia marxista cinese presso la CASS diretta dal professor Deng Chundong è tra i principali attori di queste iniziative, volte, da un lato, a promuovere la conoscenza degli orientamenti culturali, ideologici, politici della “via cinese” di sviluppo [3] e, dall’altro, a confrontarsi con i marxisti e gli intellettuali di sinistra in Europa in merito al modello di sviluppo europeo, le politiche economiche e sociali, la moneta unica, la crisi del progetto europeista.
I marxisti cinesi – come più volte abbiamo avuto modo di constatare di persona nel corso di diversi incontri – hanno un approccio assolutamente non dogmatico, intendono, per dirla con Machiavelli, “andare drieto alla verità effettuale della cosa [piuttosto] che alla imaginazione di essa” (cosa che Deng Xiaoping tradusse come “cercare la verità nei fatti”: shishi qiu shi), guidati dalla bussola del marxismo-leninismo [4]. E intendono apprendere dall’esperienza degli altri paesi.
I tre Forum europei precedenti (2014, 2015, 2016), che, oltre l’Italia, hanno interessato Francia, Spagna e Germania, si sono concentrati prevalentemente sulla discussione intorno alla via cinese di sviluppo, una strada che ha permesso alla Cina, nell’arco di 70 anni, con una svolta importante rappresentata dall’avvio della “riforma e apertura” del 1978, di passare da «sabbia informe» a potenza globale [5]– strada che, come osserva Li Shenming, presidente del World Socialism Research Center presso la CASS e direttore della rivista World Socialism Studies [6], è stata spianata dalle conquiste rivoluzionarie del trentennio precedente (dalla conquista del potere politico il 1 ottobre 1949 alla svolta della politica di apertura e riforme di Deng Xiaoping) [7]. Sul percorso dei comunisti cinesi – che terranno nei prossimi giorni, dal 18 ottobre, il loro XIX Congresso – e della strada da essi imboccata, che ha sradicato la povertà e portato il più popoloso paese della Terra al ruolo di potenza mondiale, che è riuscita, nel decennio apertosi il 2007-2008 con la grande crisi finanziaria che attraversava i paesi capitalistici occidentali a crescere a ritmi elevati, migliorando sensibilmente il tenore di vita dei lavoratori [8] – vi sono ancora numerosi pregiudizi in buona parte della sinistra italiana (quella che con felice espressione Losurdo definisce “la sinistra assente” [9] ), che rifiuta sostanzialmente di cogliere il carattere del lungo e processo di transizione al socialismo, in cui sono presenti le contraddizioni sociali e politiche e la lotta di classe [10]. Già nel 3° Forum del 2016, l’associazione Marx XXI e la rivista intesero presentare agli studiosi cinesi un’analisi dell’attuale realtà della Ue, delle sue contraddizioni, a partire dalle politiche economiche e dal ruolo dell’euro (cfr la relazione di Vladimiro Giacché [11] ), nonché del peso troppo ingombrante e condizionante svolto dalla Nato, che pone i paesi europei sotto tutela degli USA e al carro della loro politica imperialista (cfr. le relazioni di Manlio Dinucci, Giulietto Chiesa, Fausto Sorini, Manlio di Stefano [12] ).
Il forum di quest’anno, che i marxisti cinesi hanno inteso aprire anche alla collaborazione della Fondazione Gramsci, dedicherà una sua specifica sessione all’analisi del sistema economico europeo, al ruolo della moneta unica (cfr. in particolare l’importante relazione di Sergio Cesaratto) e alla crisi – evidente e palpabile – della Ue e del suo progetto. Si affronterà il tema della crisi europea da una prospettiva storica (Silvio Pons), del modo in cui le forze di sinistra in Italia si sono collocate rispetto alla Ue (Alexander Hobel), della crisi delle socialdemocrazie europee (Paolo Borioni). La crisi europea si presenta nell’architettura stessa della Ue, nel suo programma neoliberista che, insieme alla moneta unica, sottrae – come osserva Cesaratto – sovranità agli stati nazionali. Insieme con Gramsci e Samir Amin [13], intendiamo qui sovranità nazionale-popolare, su cui si fonda l’impianto della Costituzione italiana del 1948, alla cui stesura i comunisti e i socialisti dettero un contributo fondamentale. Una costituzione che non è liberal-democratica, ma “di democrazia economico-sociale”, come Salvatore D’Albergo ha sempre puntualizzato [14]. Nell’attuale contesto della Ue, la battaglia per la difesa e attuazione della Costituzione del 1948 non è il passato e la nostalgia, ma l’attualissima bussola per la riaffermazione della sovranità nazionale-popolare in opposizione all’ordoliberismo: è la via per una strategia di superamento in senso progressivo della crisi europea [15]. I mutamenti delle politiche sociali in Europa hanno anche impatto e implicazioni per la Cina; è il tema che Lin Deshan (林德山), professore alla Scuola di Politica e Pubblica Amministrazione, affronterà nel suo intervento.
Di fronte a una Ue in crisi anche di identità nazionale [Jiang Ningkang (江宁康), professore alla Facoltà di Lingue dell’Università di Nanchino affronterà un tema particolarmente interessante per noi: L’identità nazionale europea nel processo della nuova globalizzazione], di fronte a un orizzonte senza prospettive (il tunnel della crisi è sempre più lungo e non si intravvede la luce, né un significativo cambio di passo, ma solo un’Europa ordoliberista, come osserva Cesaratto) la Repubblica Popolare Cinese, dopo aver compiuto da alcuni anni un cambio di passo rispetto alla massima di Deng (avere un basso profilo)[16] si presenta oggi al mondo con un progetto strategico di lungo respiro per il mondo tutto. Ciò non significa che la RPC non sia attraversata oggi da problemi e contraddizioni, derivanti dalla sua crescita vertiginosa. Sono i grandi problemi del più popoloso paese al mondo, di riequilibrio tra le diverse zone di sviluppo, di superamento della contraddizione città-campagna, di riequilibrio nella distribuzione della ricchezza; e di direzione politica, di sviluppo del rapporto governanti-governati, degli istituti e delle organizzazioni di massa in cui si articola la democrazia cinese, della partecipazione attiva e della lotta contro la corruzione. Sul ruolo del partito comunista e sui caratteri del sistema politico cinese ascolteremo le relazioni di Chu XinYu (储新宇), professore e direttore del Centro di ricerche delle scienze sociali dello sviluppo: Caratteri e vantaggi dello sviluppo politico democratico della Cina; di Han Bing (韩 冰), ricercatore all’Istituto di ricerche politiche, Accademia di Scienze sociali dello Shandong: Il nuovo concetto di sviluppo evidenzia la nuova immagine del partito comunista cinese; di Lan Hanlin (蓝汉林), professore alla Scuola di marxismo, Università tecnologica di Zhejiang, segretario di partito: Il PCC è un convinto sostenitore del patriottismo; di Xin Xiangyang (辛向阳), docente di dottorato di ricerca all’istituto di Scienze sociali dell’informazione della CASS: Le quattro grandi invenzioni e la superiorità politica della Cina.
Il progetto di via della seta, come sottolineano Parenti e Sorini, va ben al di là di un grandioso progetto di costruzione di infrastrutture in Eurasia e Africa, ha la valenza di una proposta strategica per il mondo, nella prospettiva di una nuova globalizzazione antitetica a quella imperialista e liberista che gli Usa e l’Occidente hanno cercato di imporre dopo la dissoluzione dell’Urss e che ha condotto il mondo in un vicolo cieco. Wang Zhongbao (王中保), ricercatore associato all’Accademia di marxismo-CASS e direttore editoriale della prestigiosa rivista International Critical Thought affronta il tema di One Belt One Road e la nuova globalizzazione. Jin Huilan (荆蕙兰), professoressa alla Scuola di Marxismo, Università Tecnologica di Dalian, esamina gli aspetti della cooperazione economica e commerciale tra la Cina e l’UE lungo la strategia Belt and Road dal punto di vista della regione economica del Nord-est della Cina; Li Yan (李艳), professoressa decano all’Istituto di teoria di base dell’istruzione ideologica e politica dell’Università Normale del Nordest interviene su: Promuovere la cultura della globalizzazione. Li Chunhua (李春华), ricercatore all’Istituto di sviluppo urbano e dell’ambiente, Accademia cinese delle scienze sociali, segretario di partito sul valore globale della nuova mondializzazione.
La strategia cinese per un nuovo mondo multipolare si propone in termini di rispetto e riconoscimento delle differenze, delle peculiarità, delle culture dei popoli risultanti da una storia millenaria, e, insieme, di costruzione comune delle infrastrutture e delle strutture economiche e politiche di un mondo sempre più interconnesso.
Siamo di fronte a un bivio nella storia dell’umanità e occorre esserne consapevoli. La proposta strategica che viene dalla Cina implica una battaglia di fondo per la democratizzazione dei rapporti internazionali (è il tema che affronta Domenico Losurdo). A cento anni dalla rivoluzione d’Ottobre, è dalla comprensione del quadro mondiale e delle sue dinamiche di lungo periodo che può ridisegnarsi per il movimento operaio e democratico una prospettiva di lotta per la transizione al socialismo, come Fausto Sorini sostiene da tempo.
I marxisti cinesi ci invitano – come purtroppo non siamo più abituati a fare – a pensare in termini strategici, di lungo periodo, nella prospettiva di sviluppo dell’umanità: è il tema dell’intervento di Yang Xiaowei (杨晓伟), editore associato senior del Dipartimento editoriale Dongyue, CASS dello Shandong.
Ci auguriamo che questo forum possa contribuire a sviluppare un pensiero strategico, di cui i marxisti, i comunisti e la sinistra italiana ed europea hanno oggi estremo bisogno.

Andrea Catone
Direttore di MarxVentuno
Direttore editoriale delle edizioni MarxVentuno