Il 2017 è un anno contrassegnato da numerose occasioni per celebrare il trentennale dell’Erasmus+, il programma dell’Unione Europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, nato nel 1987 come un ambizioso progetto di mobilità studentesca in Europa, con lo scopo di favorire gli scambi culturali e la creazione di un senso comune di appartenenza tra tutti i partecipanti. I dati raccolti sulla base di questa esperienza trentennale parlano di un successo straordinario: dagli undici Paesi che inizialmente partecipavano al programma, siamo arrivati oggi a un network globale che permette a studenti, staff e giovani da ogni parte del mondo di venire in Europa e viceversa, oltre che di spostarsi all’interno dell’Unione stessa. Nel corso degli anni, inoltre, l’Erasmus+ è diventato molto più di un programma di mobilità per studenti universitari (che pure continuano a beneficiare di questo aspetto): oggi anche università, centri di ricerca e organizzazioni di vario genere possono partecipare al programma e attingervi per trovare le capacità e le risorse per affrontare le sfide dell’economia globale.

Con l’Erasmus+ le probabilità di trovare lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo raddoppiano rispetto a quelle di cui si disporrebbe in assenza di un percorso di mobilità: fiducia nelle proprie capacità, abilità comunicative rafforzate, adattabilità, sono solo alcuni dei punti di forza acquisiti con la partecipazione al programma, così come non è trascurabile la creazione di un network di conoscenze nel corso degli scambi all’estero. Ma un’esperienza internazionale non ha solo benefici dal punto di vista della carriera lavorativa, è anche un’occasione di sviluppo e crescita personale: l’88% di chi vi ha preso parte riferisce di aver riscontrato un miglioramento della propria capacità di interazione sociale e l’80% ha dichiarato di aver sviluppato un maggiore interesse per un coinvolgimento nelle dinamiche sociali.

Si può dire che l’Erasmus+ ha creato una generazione di giovani che condividono una visione europeista: l’83% dei partecipanti a un percorso di scambio ha dichiarato di aver sviluppato una prospettiva di questo genere proprio nel corso della mobilità all’estero, mentre l’81% degli studenti universitari in mobilità ha votato alle ultime elezioni del Parlamento Europeo del 2014, contro una media del 30% tra i giovani.

Questa Generazione Erasmus+ ha adesso l’opportunità di dire la sua sul futuro del programma Erasmus+, in previsione della sua nuova fase (quella attuale terminerà nel 2020): basta registrarsi sull’Erasmus+ online meeting point e contribuire con le proprie idee alla Erasmus+ Generation Declaration, un set di proposte concrete che sarà presentato ufficialmente a Bruxelles il 30 novembre 2017. La stesura della dichiarazione comincerà il 15 ottobre, fino ad allora sarà possibile partecipare al dibattito, che sarà suddiviso in sei argomenti principali:

  • cambiamenti sociali;
  • skills gap;
  • impegno civico;
  • inclusione;
  • dimensione globale;
  • semplificazione.

Per ogni argomento è stato nominato un moderatore, con il compito di regolare il dibattito, raccogliere le idee e le proposte e contribuire alla stesura della dichiarazione finale. Restano ancora dieci giorni per partecipare a questa iniziativa e dare una voce alla Generazione Erasmus+!