Migranti, tra poche ore la sentenza più attesa sul tema della loro accoglienza in Europa. E’ attesa per domani la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea sul ricorso presentato da Ungheria e Slovacchia contro il programma di ridistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia verso gli altri Stati membri. E’ il casus belli che da mesi infiamma i rapporti diplomatici tra i paesi. Lanciato all’apice della crisi dei rifugiati nel settembre 2015 per allentare la pressione sui paesi in prima linea e condividere il fardello dei richiedenti asilo, il programma è un mezzo flop. Qualche dato può spiegarlo bene. Al primo settembre, 27.645 migranti sono stati trasferiti da Italia e Grecia verso altri paesi (rispettivamente 8.402 e 19.243) contro un obiettivo iniziale di 160.000. In giugno la Commissione ha aperto procedure di infrazione contro Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, che non hanno accettato praticamente alcun richiedente asilo nell’ambito del programma di ridistribuzione. La Slovacchia è riuscita a sfuggire alla procedura di infrazione dopo aver offerto di accogliere 60 richiedenti asilo e averne effettivamente accettati 16 dalla Grecia. La Romania ha invece rifiutata di entrare nel gruppo di Visegrad, cosa che ha permesso di lasciare aperta una porta alla speranza di mantenere in vita il corridoio baltico.

Come tutte le sentenze, la portata di quella Corte di giustizia andrà al di la’ di possibili sanzioni contro i tre paesi dell’Est. La la decisione dei giudici di Lussemburgo dovrebbe condizionare il prosieguo dei negoziati tra i governi sulla riforma delle regole di Dublino, basati sul concetto di “solidarietà'” e sulla possibilità di ripartire i rifugiati tra Stati membri.

In un recente parere non vincolante ma che di solito viene ascoltato, l’avvocato generale della Corte ha proposto ai giudici di rigettare il ricorso presentato da Ungheria e Slovacchia, mentre i governi di Budapest e Bratislava sostengono che la decisione sulla relocation sia viziata da errori di carattere procedurali e non ci sia base giuridica. Sulla base della prima decisione, l’Ungheria avrebbe dovuto ricevere 1.294 richiedenti asilo, e la Slovacchia 902.

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