Forse avrà perso un po’ di smalto in patria, ma Emmanuel Macron dimostra di muoversi molto bene fuori dai suoi confini. Stoppa l’avanzata di Fincantieri per motivi di difesa nazionale (e alla fine forse avrà la meglio sulla querelle che oppone l’azienda cantieristica italiana alla STX), mostra il pugno di ferro a Ventimiglia, ospita i due leader libici vicino Parigi nel mentre decide di intervenire direttamente laddove tutti partono, destinazione Europa. Il presidente francese è il vero dominus quindi anche della crisi dei migranti, che sta mettendo in sofferenza non solo il sistema di accoglienza italiano (93.000 arrivi da inizio anno) ma anche quello giuridico di ricollocamento dei richiedenti asilo, messo in difficoltà anche dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha ribadito la validità degli accordi di Dublino III (chi salva i migranti li deve accudire). Così sembra effettivamente un’ottima idea quella della Francia di realizzare in Libia degli ‘hot spot’, centri di accoglienza per identificare gli immigrati e valutare chi ha i requisiti per essere considerato rifugiato e quindi raggiungere l’Europa e chi invece è irregolare e non può venire nell’Unione. Sembra l’uovo di Colombo, annunciato proprio da Macron, ma potrebbe funzionare. “Entro al fine dell’anno non voglio più vedere nessuno per le strade, o nei boschi”, ha dichiarato con decisione l’inquilino dell’Eliseo, spiegando l’idea di ‘hot spot’ africani e non in Europa. Come risvegliata da un letargo diplomatico, anche l’Italia prepara le sue mosse. Il governo Gentiloni sta infatti predisponendo un blocco navale davanti alle coste libiche, divenute di fatto il confine meridionale dell’Ue.
Se le due cose, l’iniziativa francese, con il placet tedesco, e la mossa italiana, andranno di pari passo, probabilmente il nodo dell’afflusso degli immigrati potrà essere sciolto. Ma servirà pazienza e lavoro di squadra, che per ora Macron non sembra prediligere.