Procedura d’infrazione. E non per i soliti motivi contabili che conosciamo bene noi italiani. Potrebbe condurre ad una svolta del genere la risoluzione appena approvata dal Parlamento Europeo in cui si chiede ai paesi Ue di “adempiere ai propri obblighi di accoglienza di richiedenti asilo provenienti dalla Grecia e dall’Italia, dando la priorità ai minori non accompagnati”. Gli eurodeputati, nel testo approvato con 398 voti favorevoli, 134 contrari e 41 astensioni, condannano il comportamento degli stati membri che “nonostante abbiano concordato il trasferimento di 160.000 rifugiati dalla Grecia e dall’Italia entro settembre 2017, hanno effettivamente accettato il trasferimento di solo l’11% di quanto previsto (18.770 persone all’11 maggio)”. Il Parlamento Europeo sprona quindi i paesi europei “a onorare i loro obblighi e dare la priorità alla ricollocazione di minori senza famiglie e altri richiedenti vulnerabili”. I deputati fanno notare che “finora e’ stato ricollocato solo un minore”: proprio così, uno di numero. Una vergogna, sarebbe da intervistarlo per capire cosa prova ad essere vincitore di questa assurda lotteria della vita. La rappresentazione plastica di una sconfitta per la Commissione Europea. Sono stati criticati alcuni Stati membri per le “preferenze fortemente restrittive e discriminatorie, come la ricollocazione delle sole madri single o l’esclusione di richiedenti di specifiche nazionalità, come per gli eritrei, nonché l’applicazione di controlli di sicurezza molto estesi”.
E il Presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, è stato ancora più esplicito, in un’intervista al Corriere della Sera, ha lasciato intravedere la possibilità proprio di arrivare ad una procedura d’infrazione nei confronti dei paesi inadempienti, praticamente tutti, salvo Grecia, Italia e Germania. Un assist formidabile proprio per il nostro paese, stretto tra i doveri d’accoglienza e la trattativa con Bruxelles sulla manovra del 2018 e la riduzione del debito che si annuncia molto difficoltosa. D’altronde la risoluzione è chiara. ”La maggior parte dei paesi e’ ancora lontana dagli obiettivi. Quattro degli Stati membri stanno accettando numeri molto limitati di rifugiati, mentre due rifiutano del tutto di partecipare”, ha sottolineato ancora il Parlamento, mettendo in chiaro che “anche se non saranno raggiunti gli obiettivi di ricollocazione entro settembre, i paesi Ue dovranno continuare a trasferire i richiedenti idonei”. La risoluzione propone inoltre di “prorogare lo schema di ricollocazione finche’ il nuovo regolamento di Dublino verra’ adottato”. Per cercare di arginare i flussi migratori e la crisi dei rifugiati, nell’estate del 2015 l’Ue aveva adottato due decisioni di emergenza per ricollocare migliaia di rifugiati. 160.000 richiedenti asilo, con alte possibilità di ricevere lo status di rifugiati, dovranno essere ricollocati entro settembre 2017 dall’Italia e dalla Grecia verso altri Stati membri, dove saranno esaminate le loro domande di richiesta d’asilo. In una successiva decisione approvata dal Consiglio nel settembre 2016 – alla quale il Parlamento si era opposto – gli Stati membri avevano convenuto che 54.000 dei 160.000 posti sarebbero potuti (condizionale di rigore) essere utilizzati per l’ammissione di profughi siriani dalla Turchia, nell’ambito del trattato di migrazione UE-Turchia, invece che dall’Italia o dalla Grecia.