Le istituzioni europee che sovrintendono alla vigilanza bancaria devono stare attenti a non azzoppare gli istituti di credito con richieste sulla loro sostenibilità impossibili da mantenere. È una discesa in campo molto forte a fianco del mondo del credito quella che il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, ha fatto durante la sua Lectio Magistralis presso la sede dell’Abi a Roma. Tajani, che ha fatto un discorso a 360 gradi su tutti gli aspetti dell’attualità comunitaria, dal caso Catalogna alla necessità di effettuare maggiori sforzi per garantire la sicurezza dei cittadini l’Unione, ha preso dunque posizione contro i nuovi criteri che la BCE ha chiesto alle banche nel trattare i Non performing loans (Npl), i crediti deteriorati, prevedendo una svalutazione integrale per quelli garantiti in sette anni e in due anni per quelli non garantiti. Un caso tecnico che può invece riverberarsi sull’accesso al credito di famiglie e imprese e quindi nella vita reale. Istituti costretti a usare risorse per i crediti che non vengono ripagati, sarebbero infatti costretti a darne meno in prestito.

«La necessaria riduzione dei Non Performing Loans deve avvenire in modo equilibrato per non acuire le difficoltà delle banche e per non risultare dannose alla crescita delle imprese e dell’economia», ha affermato Tajani, «il caso delle recenti proposte di riduzione automatica dei Non Performing Loans dovrebbe tener conto della necessaria flessibilità, del valore delle garanzie, e degli sforzi già in essere delle banche. La burocrazia non deve sostituirsi alla politica.» Il passaggio ha avuto ovviamente il plauso dell’Associazione bancaria italiana e questo genera un rapporto solido tra il numero uno dell’assise europea, uno dei papabili premier in un futuro governo italiano di centro destra, e il mondo della finanza. Un aspetto decisamente non secondario.

Sul caso che sta invece infiammando la Spagna, il referendum per l’indipendenza della Catalogna, Tajani è stato chiaro: «Non si difende la bandiera europea distruggendo quella nazionale. L’unità delle patrie nazionali è garanzia di stabilità e senza stabilità non possiamo assicurare un futuro all’Europa. Io mi sento europeo perché sono italiano.»