Theresa May o Jeremy Corbyn? Conservatori o laburisti? Brexit or not? E’ il giorno della verità e delle molte risposte in Inghilterra, in una campagna elettorale contrassegnata da un cambio di rotta brusco, inedito per la democrazia più antica del mondo. Da quando ha preso il posto di David Cameron l’estate scorsa vincendo le primarie per la sua successione, la premier conservatrice ha sempre affermato che non avrebbe indetto elezioni anticipate. E invece i britannici oggi si ritrovano ai seggi come un anno fa quando decretarono l’uscita del Regno dall’Unione Europea. Gli ultimi sondaggi, per quello che valgono, danno i due leader molto vicini, ma tutti gli schemi sono saltati dopo i due attentati a Manchester e Londra.

All’incertezza sulla Brexit dopo  l’avvio delle trattative con l’Ue il 29 marzo scorso, si aggiunge quella su cosa decideranno i britannici del loro futuro: chiudersi a riccio con leggi speciali per rispondere al terrorismo islamico o usare un linguaggio di pace come durante il concerto a Manchester post strage? Sono domande che scuotono tutto l’elettorato e che hanno fatto saltare gli schemi in un quadro mondiale molto incerto.

Più facile fare previsioni sulla Brexit, per cui ci sono comunque alcuni dati di fatto da considerare che peseranno forse sul voto.
Innanzitutto, il vero braccio di ferro sarà sulla finanza e lo ha confermato con alcuni estratti esclusivi il Financial Times il 2 maggio scorso. A Bruxelles si sta studiando una revisione tutta a favore degli europei degli accordi sulle stanze di compensazione finanziaria dei prodotti venduti sui mercati, in pratica dove si fanno i calcoli del dare-avere a fine giornata. Ebbene, la Commissione Europea vorrebbe riportare nello spazio comunitario un rigido controllo appunto ‘’dell’euro clearing market’’, predisponendo una centralizzazione della vigilanza laddove fossero coinvolte ‘’funzioni critiche per il mercato dei capitali” e la stabilità del mercato unico. La proposta  lascia presagire che la battaglia tra Londra e Bruxelles sull’uscita degli inglesi dall’Ue e sui suoi effetti finanziari sarà durissima, tra minacce, dossier e costi del divorzio, stimati ora, sempre da FT , addirittura intorno ai 100 miliardi di euro a carico degli inglesi tra contributi e oneri di vario genere dovuti all’Ue.
Il problema delle stanze di compensazione è in effetti nevralgico per la borsa di Londra. I tre quarti dei derivati denominati in euro nel mondo vengono scambiati nella City, per un controvalore nozionale di 850 miliardi al giorno. Una cifra immensa che permette grandissimi guadagni sulle commissioni: gli inglesi non ci rinunceranno mai, a costo di arrivare alle maniere forti o tornare sui propri passi.
La prima candidata a scippare questa gallina dalle uova d’oro alla London Clearing House (LCH, appunto la società inglese che fa queste contrattazioni) potrebbe essere la borsa di Francoforte, ma anche quella di Milano, se davvero i negoziatori europei andranno avanti nel loro intento che per ora sembra una provocazione.Tra l’altro Milano avrebbe dalla sua il fatto di essere comunque controllata dal London Stock Exchange, che possiede anche LCH. Il mercato delle compensazioni finanziarie è però da tempo nel mirino dei francesi, che anch’essi vorrebbero trasferirlo nell’Eurozona.
In secondo luogo ci sono le prese di posizione. Jean Claude Juncker, il presidente della Commissione, avrebbe confidato tutte le sue perplessità sull’esito dei negoziati con l’Inghilterra, mentre la premier britannica,Theresa May, ha bocciato le linee guida della Ue varate dal Consiglio e accusato Bruxelles di voler influenzare proprio il voto odierno .
Tutto dovrà essere definito entro il 29 marzo del 2019 e dopo le elezioni.
I negoziati dureranno sulla carta poco meno di due anni, un tempo che appare lungo ma che potrebbe rivelarsi invece estremamente esiguo, vista la delicatezza della materia e le cifre appena descritte coinvolte nella trattativa.
Un diplomatico del vecchio gabinetto, Gus O’Donnel, prima del referendum del 23 giugno 2016 ammonì: ‘’la Groenlandia, popolazione di poco inferiore a Croydon, città di circa 12.000 abitanti nella zona sud di Londra, ha un problema col pesce e per un problema del genere ci sono voluti tre anni. Noi abbiamo molteplici problemi, E’ altamente improbabile che si possa risolvere tutto in due anni’’. Potrebbe non essersi sbagliato. God save the Brexit.

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