Chi presta oggi i soldi all’Italia? La domanda esige oggi una risposta viste le turbolenze sui mercati e il ritorno della tirannia dello spread, tornata a far paura a causa della incomprensibile crisi politica che non riesce a dar vita ad un nuovo governo. A fare un po’ di conti ci ha provato Repubblica, su dati Bankitalia, che ha scoperto quanto da tempo si sapeva: non esistono più i Bot people, perché ormai una quota esigua del nostro debito pubblico è in mano, direttamente, ai piccoli investitori italiani, famiglie e imprese soprattutto, mentre circa un terzo è in quelle straniere. Banche, fondi e assicurazioni italiane detengono il 46%% del debito, mentre la Banca d’Italia ne possiede il 16% del totale, per via del Quantitative Easing della Bce.

Con l’adesione dell’Italia alla moneta unica, la porzione detenuta dagli investitori stranieri è invece passata dal 4% del 1988 al 32% attuale, mentre quella degli investitori nostrani, appunto i Bot people di decenni anni fa, è calata dal 57 al 6%.

Da ricordare un dato fondamentale che spiega perché cade la borsa di Milano quando aumenta lo spread: un terzo del debito pubblico monstre di oltre 2.300 miliardi, pari al 27%, è in mano alle banche, che rappresentano circa un terzo del listino. Ciò spiega perché sono stati proprio i titoli degli istituti di credito a crollare a Piazza Affari, a causa dell’aumento dei rendimenti sui bond sovrani alle ultime aste.

La successione degli eventi di questi giorni è quindi questa: instabilità politica – aumento dei rendimenti alle aste dei titoli di stato e contemporanea diminuzione del loro prezzo – aumento dello spread rispetto al costo del denaro in Germania – diminuzione del prezzo dei bond sovrani detenuti dalle banche – caduta delle azioni delle banche in borsa – caduta della borsa.