di Gino Toledo

Nell’incertezza e nel fuoco delle polemiche sul ruolo delle Ong, le mani vanno sempre tese. E se ne è accorta anche l’Europa del ruolo che l’Italia e gli italiani stanno svolgendo ormai da anni – spesso in perfetta solitudine – nel gestire il salvataggio e l’accoglienza degli immigrati nel mediterraneo. «L’Italia fin dal primo giorno fa tutto ciò che può fare sulla crisi migratoria. L’Italia ha salvato e salva l’onore dell’Europa», ha detto il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, nel suo intervento a The State of the Union a Firenze. «Perciò dobbiamo essere più solidali sia con l’Italia sia con la Grecia che non sono responsabili della loro posizione geografica. Sono lì dove si trovano e di questo dobbiamo tenerne conto.»

Juncker ha poi espresso «la necessità di essere solidali con quei Paesi che non possono affrontare da soli il flusso migratorio. Il Consiglio – ha ricordato il numero uno della Commissione – ha preso una decisione a maggioranza qualificata, ma c’è un certo numero di Paesi membri che non accetta questa decisione: se l’Europa comincia a non rispettare le norme giuridiche in questo campo, noi saremo perduti.»

Il riferimento è al gruppo di Visegrad, composto da Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia, che sta impedendo da mesi il ricollocamento dei migranti, comportando di fatto il blocco della rotta balcanica e l’ingolfamento delle coste e dei centri d’accoglienza italiani (quest’anno in Italia al 30 aprile sono sbarcate 36.424 persone contro le 28.253 dello stesso periodo del 2016).

È auspicabile che l’uscita di Juncker riporti il dibattito scatenatosi in Italia sul ruolo delle Organizzazioni non governative e le possibili collusioni con i trafficanti dei migranti nel giusto solco e con la giusta priorità: le vite si salvano, gli eventuali reati si perseguono.

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