Come evitare un congresso inutile

In un’intervista di qualche giorno fa l’ex-presidente del consiglio Romano Prodi ha mosso delle interessanti e, cosa davvero insolita nell’area della sinistra italiana, costruttive critiche al congresso del PD e alle primarie che vedranno Zingaretti, Martina e Minniti contendersi il titolo di “capo dell’opposizione”. L’obiezione di Prodi ha avuto come bersaglio la mancanza assoluta di programmi, di proposte e visioni del partito che sarebbero dovute essere state messe in campo al posto di una sfida a tre che ha, come unico argomento, il Renzismo. Perchè diciamocelo, le primarie nel PD avranno come scopo quello di fare le veci di un’analisi della sconfitta che è stata troppe volte rinviata ed evitata. Mentre un partito serio fa i conti con il proprio passato dopo le elezioni e prima delle primarie, non durante, il PD ha scelto una strada inedita di sicuro ma dannosa. Non si può usare la votazione per il nuovo segretario come palcoscenico per qualcosa che da tempo doveva essere stato fatto. Ed invece le due fasi che ogni logica politica prevede sono state lasciare sovrapporsi e offrono ai nostri occhi lo spettacolo ennesimo e malato di logiche di partito viziate e corrotte. Le tre candidature avranno, nei voti che le premieranno, questo messaggio. Per Zingaretti: “il renzismo è stato un errore che va rinnegato”. Per Minniti: “il renzismo andava bene ma gli italiani sono impazziti e mentre aspettiamo che rinsaviscano continuiamo sulla stessa strada”. Per Martina: “ma siamo sicuri che non sia ancora un po’ troppo presto per fare i conti con il renzismo? Stiamo tutti molto calmi”. Tutte e tre opinioni legittimissime e che hanno molti argomenti a favore validi. Solo che non è quella la sede giusta per lasciarle combattersi, se non altro perché tolgono irrimediabilmente spazio a quello cui una primaria dovrebbe servire: proporre quale nuova forma un partito deve prendere e quale visione inedita di Partito Democratico si vuole avere ed incoraggiare. Tra l’altro questo problema sarebbe minore se non vivessimo in un periodo in cui un virus di cui non si ha antidoto ha incancrenito l’intero Paese. Serve inventarsi una visione nuova dell’Italia e del messaggio politico. Ma queste sono cose banali, dette e ridette. Lo sappiamo anche tutti bene. Ma forse, guardando a come questo congresso promette di svolgersi, ripeterlo non fa male a nessuno. La formula vecchia non porta più voti, la critica al governo non attira consensi e purtroppo annoia anche un po’. Urge prima possibile un segnale di freschezza, che non passerà certo dallo sterile cambio di volto di un partito praticamente identico a se’ stesso da tre-quattro anni ormai. L’Italia è piena di elettori che non aspettano altro che un’alternativa valida a tutto. Perchè il voto di protesta soddisfa sull’immediato, ma stanca alla lunga. Gli italiani progressisti non vedono l’ora di poter tornare a votare con convinzione qualcosa in cui credono. Basta offrirglielo.