Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Valeria Fedeli

(Senatrice Pd)

C’è un’offensiva in corso, da parte di pezzi di società e di politica, ai diritti delle persone e in particolare delle donne. Aborto, divorzio, affido condiviso, ma anche indipendenza e lavoro femminile: c’è chi vuole portare l’Italia indietro, molto indietro, annullando quanto ottenuto in decenni di battaglie culturali, politiche, legislative di investimenti economici, negando i valori Costituzionali, distruggendo rispetto delle differenze, libertà, diritti civili e sociali. 

Sono convinta che chi sostiene posizioni così retrograde e pericolose sia una minoranza, pur con grande capacità di eco mediatica e di ancoraggio in stereotipi e archetipi culturali che da sempre hanno condizionato gli equilibri – o meglio gli squilibri – della società, in particolar modo nei rapporti tra donne e uomini. Pur essendo una minoranza riesce quindi ad influenzare i modi di pensare di segmenti sociali più larghi e mira a condizionare scelte politiche e di governo.

C’è bisogno di contrastare fortemente queste idee, queste politiche, questi tentativi di portare il paese ad una realtà sociale, come in passato, di discriminazioni e sfruttamento, e di riprendere invece a lavorare per cambiare la qualità delle relazioni personali e sociali, per affermare un modello di società fondato su dialogo, condivisione e collaborazione, sul rispetto delle differenze, sulla parità di genere, un modello che superi ogni forma di aggressività, sopraffazione, linguaggio di odio, discriminazione e violenza.

Le elezioni europee sono il primo banco di prova. Il PD non può sprecare questa occasione, per ragioni storiche, culturali, identitarie, strategiche, oltre che per cercare di ottimizzare i consensi raccolti. La proposta del PD deve allora essere chiaramente indirizzata a costruire una società, un paese, un’Europa dove donne e uomini abbiano pari diritti, pari opportunità, pari possibilità di seguire liberamente i propri progetti di vita, pari salari, pari occasioni di far valere le proprie capacità e di contribuire così a quella società del benessere che potremo raggiungere solo con il pieno contributo maschile e femminile.  

Non è un tema – voglio essere chiara – che si risolve con le scelte simboliche delle candidature capolista, che pur sono importanti, o di come si costruiscono le alleanze di un campo progressista più largo e chiaramente europeista. E non è un tema di resistenza, difensivo. Il tema sono i contenuti e il progetto di cambiamento che proponiamo, che deve coinvolgere donne e uomini, per cambiare l’Europa, nella prospettiva degli Stati Uniti d’Europa. Un progetto che deve avere al centro un grande piano per l’occupazione e in particolare per l’occupazione femminile, che tuteli l’indipendenza delle donne, che punti alla parità salariale, che individui strumenti di welfare centrato sulle persone, con maggiore sostegno alla genitorialità, e che faciliti l’accesso ai ruoli apicali. Un progetto di cambiamento culturale, nel segno della condivisone tra donne e uomini e della crescita sostenibile, coerente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e con quanto indicato nel manifesto per #unaltraEuropa dell’alleanza delle donne europee (EWA, European Women Alliance), che abbiamo  proprio questa settimana rilanciato e che deve spingere il PD ad agire con maggiore forza, concretezza e ambizione di quanto fatto finora. 

Solo se sapremo dare efficacia al nostro messaggio, a indicare priorità chiare come il lavoro e la parità tra donne e uomini, riusciremo anche a portare il nostro contributo all’Europa, partecipando alla sfida di difendere la dimensione europea come dimensione indispensabile per ogni nostra prospettiva di crescita equa, di benessere, di uguaglianza. E contemporaneamente impegnandoci per cambiare l’azione politica dell’Europa, assegnando un peso maggiore proprio alle politiche per il lavoro, sociali, per lo sviluppo sostenibile. Dobbiamo tornare a far essere l’Europa un orizzonte che le persone sentono vicino, utile, evocativo, capace di attivare partecipazione. Dobbiamo allora lavorare per far partecipare al voto europeo più persone possibile, soprattutto quelle ragazze e quei ragazzi che saranno le cittadine e i cittadini europei di domani. E dal giorno dopo le elezioni dovremo offrire loro una rappresentanza di qualità, concreta, che li motivi ad un impegno costante per realizzare quei cambiamenti istituzionali, sociali, culturali e politici che solo con l’impegno di un popolo e con l’energia delle nuove generazioni potremo raggiungere.