In tempi di anniversari molto più importanti, come quelli della strage di Bologna o dell’atomica su Hiroshima, è passato sotto silenzio il sesto anno dalla lettera della Bce al governo Berlusconi. Correva il 5 agosto del 2011 e la missiva, firmata dal presidente dell’Eurotower, Jean Claude Juncker e da colui che l’avrebbe sostituito, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, costituisce però la pietra miliare di tutte le difficoltà politiche in cui si è avviluppata l’Italia da quel giorno torrido: quella di governare a prescindere dal consenso.
La storia se la ricordano un po’ tutti. È quella della crisi dei bond sovrani, del rischio Grexit, dell’esplosione dello spread, dei titoli di stato italiani, finiti a pagare il 5%, delle difficoltà dell’esecutivo del Cavaliere, preso tra le inchieste giudiziarie e i sommovimenti della maggioranza di centrodestra. Ma se si rilegge il testo della lettera, in cui sostanzialmente si chiedono riforme e pugno duro nei settori del lavoro, della pubblica amministrazione e degli enti locali, si scopre che alla fine, dopo quattro governi succedutisi a quello di Berlusconi (Monti, Letta, Renzi e Gentiloni) l’unica cosa che resta attuata da quell’ultimatum è la legge Fornero sulle pensioni e l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Due provvedimenti che alla fine, a detta di tutti, hanno portato più problemi che altro, visto che gli esecutivi sono dovuti intervenire per finanziare il nodo degli esodati (quasi 11 miliardi ad oggi per permettere una vita decorosa a chi è rimasto senza lavoro e senza pensione in attesa della finestra d’uscita) e hanno dovuto rinviare di continuo lo zero deficit facendo acrobazie di bilancio con Bruxelles (la famosa flessibilità). Non a caso ora si discute proprio di ridurre l’età pensionabile e di rivedere il Fiscal Compact, il trattato che prevede il pareggio di bilancio.
A sei anni da quella lettera davvero inusuale, che fu recapitata e senza clamore anche alla Spagna, che guarda caso cresce da anni più del nostro paese, è doveroso chiedersi se è stato un gesto compiutamente rispettoso della sovranità popolare. Oggi in Europa si permette ad alcuni stati di non rispettare il piano di ricollocamento dei migranti, inviando dopo mesi una messa in mora con promessa di procedura d’infrazione. Eppure il gruppo dei paesi dell’Est che hanno bloccato la rotta balcanica, consegnando alla Turchia di Erdogan il ruolo di gendarme dei flussi, sta mettendo a rischio la tenuta dell’Unione ne’ più ne’ meno dell’Italia in difficoltà finanziaria del 2011. E che dire del fu europeista Emmanuel Macron che chiude le sue frontiere?La sensazione amara è che si siamo usati due pesi e due misure. Ora si può dire senza ipocrisie: fu un’invasione di campo, dettata certo dall’emergenza ma senza precedenti e senza ripetizioni, visto che anche la Grecia continua a vivere nell’euro sommersa di debiti ma col suo governo elettivo.
L’Italia, paese fondatore che ha sempre pagato i suoi debiti (a differenza della Germania) e che da anni si sporca le mani da sola nel Mediterraneo, meritava e merita rispetto.Ecco il testo della lettera per chi non se la ricorda.Ecco di seguito il testo della lettera.«Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.
Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure: 1.Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed é cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.
a) E’ necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C’é anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2.Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. E’ possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.

3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’é l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.

Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet

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