Se l’hanno chiamato dottor Sottile, come le sue interpretazioni giuridiche, un motivo ci sarà. E Giuliano Amato, già premier, ministro e ora giudice costituzionale, non smentisce la sua fama e offre una sponda alla Gran Bretagna qualora volesse recedere dalla Brexit. E lo fa in un passaggio di poche righe, in un’intervista al Corriere della Sera, citando quell’articolo 50 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che fissa il timing del recesso. Amato parla a ragion veduta, perché è lui ad aver scritto la norma in questione e sembra buttare un amo ai sostenitori del ‘Remain’, che per ora nessuno ha colto.‘’Da prima ancora che si aprisse la procedura dell’articolo 50 del Trattato, penso che quando sarà il momento il Regno Unito potrà e forse dovrà riproporre ai suoi elettori la scelta tra restare e uscire. Perché l’articolo 50 parla di intenzione di uscire e in diritto l’intenzione non è mai irrevocabile. Tra due anni – questo il pensiero del giudice della Consulta –  finito il negoziato, gli elettori che nel 2016 hanno votato alla cieca, senza conoscere le condizioni del Leave, potrebbero essere chiamati a decidere conoscendo le condizioni’’.

Un’occhiata al primo comma dell’articolo 50 confermain effetti l’interpretazione clamorosa del suo estensore. Eccolo: Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione. Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Unione. Per ora siamo quindi alla notifica di questa ‘’intenzione’’.

Questa terza via, che sarebbe molto amata da uno come Tony Blair che sin dal referendum del 2016 si è augurato un ripensamento degli inglesi, potrebbe adesso piombare nel dibattito sulle difficoltà di governo di Theresa May, uscita indebolita dalle consultazioni dell’8 giugno scorso. A questo punto, le strade per l’Inghilterra diventerebbero tre: una ‘’hard Brexit’’ che ad oggi sembra difficile, vista la perdita di consenso dei conservatori, una ‘’soft Brexit’’, quindi un addio consensuale senza eccessive recriminazioni sul dare e avere con Bruxelles, oppure un clamoroso ritorno al popolo con una nuova consultazione, prevista dal Trattato ma non dalla giurisprudenza britannica.

C’è poi una quarta possibilità: che Londra e Bruxelles non trovino un accordo sui costi della Brexit – ilFinancial Times ha stimato un conto per la Gran Bretagna di 100 miliardi di euro, la Commissione si è limitata ad indicare che sono ben 74 gli organismi europei cui gli inglesi dovranno versare ancora contributi – e che allo scadere dei due anni i Trattati decadano spontaneamente, come previsto sempre dall’articolo 50.