A’ la guerre come à la guerre. Stavolta è proprio il caso di dirlo. Al di la’ delle apparenze e delle strette di mano, tra Italia e Francia si sta arrivando ad una vera guerra industrale. Non bastava il braccio di ferro sull’intervento in Libia per fermare i mercanti dei migranti o il nulla di fatto sull’accordo per l’acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri di Sant Nazaire, ora si aggiunge la madre di tutte le battaglie: la Telecom Italia da qualche tempo a trazione transalpina. Con una nota abbastanza criptica ai più, il governo Gentiloni ha avviato le procedure burocratiche per far scattare il diritto di veto all’acquisizione del controllo da parte di Vivendi del colosso telefonico. La società Tim rientra infatti in uno dei settori per cui la normativa europea prevede la possibilità del paese d’origine di esercitare un ‘golden power’, un potere di blocco appunto, laddove non venga notificata la scalata o l’acquisizione di una società nazionale, da parte di altri soggetti, che in teoria potrebbe portare nocumento alla sicurezza nazionale.

La cosa che sorprende è che la decisione di Palazzo Chigi giunge a meno di 24 ore dalla scelta dei due governi, italiano e francese, di rivedersi a fine settembre per dirimere la questione dei cantieri che Fincantieri vorrebbe acquisire: quasi una mezza rappresaglia che i membri dell’esecutivo hanno ovviamente subito smentito. Ora è presumibile che questa mossa del governo di Roma – che in teoria può comportare misure prescrittive pesanti per i francesi nuovi padroni di Telecom Italia – porti ad uno sblocco sul fronte della partita cantieristica STX. Oppure che tutto resti bloccato, cosa che sarebbe negativa per entrambi le economie, quella italiana e quella francese.

Ecco di seguito, per gli aspetti tecnici, la nota pubblicata sul sito del governo.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ricevuto una nota, datata 31 luglio u.s., nella quale il Ministro dello Sviluppo Economico ha sollecitato una pronta istruttoria da parte del gruppo di coordinamento all’interno della Presidenza del Consiglio di cui al DPR 19 febbraio 2014, n. 35 e al DPR 25 marzo 2014, n. 86, al fine di valutare la sussistenza di obblighi di notifica e, più in generale, l’applicazione del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, in relazione al comunicato stampa del 28 luglio u.s. di TIM S.p.A.

Nel comunicato in questione erano state rese note, inter alia, alcune tematiche di corporate governance affrontate dal Consiglio di Amministrazione di TIM S.p.A. ed, in particolare, la presa d’atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi SA.

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